Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2013 alle ore 07:28.
L'ultima modifica è del 10 dicembre 2013 alle ore 12:59.

My24

L'incertezza del presente getta ansia sul rapporto tra il denaro e gli italiani e crea in loro sfiducia nella possibilità di uscire in fretta dalla crisi. Segnali che dovrebbero spingere a pianificare meglio gli investimenti per non ritrovarsi in affanno una volta usciti definitivamente dal mondo del lavoro, visto che la pensione futura dei contribuenti non sarà mai superiore "al 60% dell'ultimo stipendio".

Ma se la scelta della previdenza complementare appare sempre più obbligata, i contribuenti italiani con il loro bagaglio di pessimismo rischiano di reagire troppo lentamente, almeno a leggere lo studio effettuato da Altroconsumo Finanza sui rendimenti dei fondi pensione degli ultimi anni per offrire una pagella che aiuti i risparmiatori a orientarsi nella scelta di strumenti che fuori dall'Italia vivono già da tempo una stagione di maturità.

Promossi i fondi chiusi, quelli derivanti da contrattazioni collettive per categoria e che riguardano i lavoratori dipendenti. Rimandati i fondi aperti, gestiti individualmente dalle banche e dalle compagnie di assicurazione. Poca convenienza invece per i Pip, i Piani individuali di previdenza. «Dal punto di vista dei costi - fa notare Pietro Cazzaniga, di Altroconsumo - si rileva che i piani pensionistici individuali sono i prodotti più cari, mentre i fondi pensione doi categoria sono i prodotti più convenienti, e i fondi aperti una via di mezzo».

I conti sono questi: 1.000 euro di Tfr versati nel 2005 in un fondo chiuso a fine settembre di quest'anno sono diventati 1.333 euro, lasciati in azienda sarebbero stati 1257. «La scelta di una pensione complementare è cruciale, ma il settore fatica a decollare - conferma Cazzaniga -. C'erano 6,1 milioni di iscritti a fine settembre 2013: nei primi 9 mesi dell'anno le adesioni ai fondi negoziali hanno registrato un calo dello 0,7% per via della crescita dei disoccupati portati dalla crisi, quelle ai fondi aperti una crescita del 5,7%, mentre i piani pensionistici individuali sono saliti del 13,7%».

L'innalzamento dell'età pensionabile e la serie di riforme di questi anni che hanno seguito la strada del rigore rischiano dunque di impoverire ancora di più i risparmiatori italiani se non sapranno pianificare le proprie scelte. Soprattutto perché nella società post-industriale le carriere delle nuove generazioni sono precarie, intermittenti, imprevedibili. Ma qui subentra il freno culturale, almeno stando ai dati offerti insieme alle pagelle sui fondi pensione. «Il 74% degli italiani - ha spiegato Stefania Farsagli, della Fondazione Rosselli - ritiene che la crisi e la riforma delle pensioni abbia aumentato il bisogno di aderire a un fondo pensione, ma solo il 24% si è iscritto a qualche forma di previdenza complementare». Eppure, «solo il 25% - aggiunge - pensa che la pensione pubblica gli sarà sufficiente". Se si pensa che in Italia dal 2009 al 2012 ci sono state 42.000 nascite in meno e che il rapporto tra anziani e attivi passerà entro il 2065 dal 30% al 60%, si capirà anche la dimensione della rivoluzione dei costi sociali in arrivo insieme a quella della ricchezza individuale. E, a sentire i relatori del convegno di oggi a Milano, per affrontare il futuro serve una solida 'educazione finanziaria'».

«È convinzione comune di tutti, banche, associazioni dei consumatori e istituzioni - afferma Alessandro Malinverno, segretario generale di PattiChiari - che migliorare il livello di cultura economica dei cittadini sia una priorità, oltre che per favorire la crescita economica, anche per rispondere ad alcune delle principali esigenze sociali emerse a seguito della recente crisi». Si informino le persone, dunque. Ma si vada a parlare del futuro anche a scuola fra i cittadini più giovani che rischiano di non maneggiare mai una pensione. «Oggi - aggiunge infatti Malinverno - vi è purtroppo una scarsa consapevolezza di strumenti come il voucher lavoro, oppure una conoscenza approssimativa della differenza tra previdenza pubblica e previdenza complementare, individuata in modo corretto solo dal 56% dagli studenti che hanno risposto ai nostri questionari. Il 69% dei ragazzi sente poi parlare di pensione esclusivamente come una fonte di preoccupazione per i genitori, il 19% non ne sente mai parlare e il 12% ne sente parlare come un argomento di scarso interesse».

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi