I Paesi emergenti alzano i tassi e fanno ballare i mercati. Conviene investire?
Tassi alti uniti a potenziali prospettive di riapprezzamento di alcuni cambi potrebbero rappresentare una opportunità di investimento, seppur ad altissimo rischio? Lo abbiamo chiesto ad alcuni gestori
di Vito Lops
6. Investire negli Emergenti / Turchia

In questo momento la Turchia è nella bufera. I tassi sui bond a 10 anni sono saliti al 10,18%. Nell'ultimo anno la lira turca è stata la peggiore valuta nei confronti del dollaro con un deprezzamento a doppia cifra. Questo fenomeno ha spinto nelle ultime ore la Banca centrale della Turchia ad adottare una manovra senza precedenti. In una sola notte, con un colpo di bacchetta magica, ha alzato il tasso di riferimento di 425 punti, dal 7,75% al 12%. Con il duplice obiettivo di dimostrare ai mercati che dietro la lira turca c'è una banca centrale forte e, allo stesso tempo, di rendere ancora più attrattivi gli investimenti in Turchia. La domanda è proprio la seguente: conviene a questo punto investire in Turchia, forte degli alti rendimenti dei bond e delle prospettive sul cambio (se dovesse riapprezzarsi sull'euro per un investitore europeo equivarrebbe a un ulteriore guadagno così come al contrario, in caso di ulteriore svalutazione, il guadagno sui bond sarebbe eroso dall'effetto cambio) ? Bisogna però tenere presente che dopo la decisione della Banca centrale turca la lira ha già recuperato l'8% nei confronti del dollaro. «Ci aspettiamo un recupero a breve termine della lira turca, ma una volta che il polverone sulla decisione di aumento venga assorbito dai mercati ci aspettiamo che l'attenzione degli investitori si riconcentri sulle prospettive a breve termine per la Turchia e in particolare sulle prossime elezioni (marzo) che arrivano in un momento di crisi politica», spiega Deanie Marie Haugaard Jensen, analista di Nordea. La Turchia quindi rimane un mercato "bollente" e rischioso. «La misura "monstre" della Central Bank of the Republique of Turkey sembra aver avuto solo un effetto temporaneo sul cambio. Dopo poche ore sono tornate ulteriori tensioni che hanno costretto la Banca Centrale a intervenire ulteriormente acquistando lire turche e vendendo dollari», spiega Filippo Diodovich di Ig. Per Jean-Dominique Bütikofer, Head Emerging Markets Sovereign and FX di Union Bancaire Privée, UBP «Fino a quando l'outlook politico resterà incerto, la valuta turca dovrebbe scambiare tra 2,15 e 2,25. I risultati delle elezioni locali di fine marzo ed eventualmente delle elezioni presidenziali di luglio potranno dare maggiore chiarezza. Con i rendimenti sopra il 7% per il JP Morgan GBI-EM global diversified e il forte deprezzamento delle valute dei paesi emergenti, gli investitori trovano nuovamente attraenti le operazioni di carry-trade , a patto di resistere alla volatilità sul mercato forex. La tempistica di ingresso sarà più tecnica, ma gli investitori dovrebbero avvantaggiarsi delle esagerazioni dei mercati per aumentare gradualmente l'esposizione verso il debito dei paesi emergenti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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