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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 16:48.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 17:54.
PARIGI - Jérome Kerviel è colpevole, ma non è il solo responsabile delle colossali perdite subite nel gennaio 2008 dalla banca in cui lavorava, la Société Générale. A qualcosa evidentemente sono servite le preghiere di Papa Francesco, che il 18 febbraio scorso ha brevemente incontrato l'ex trader francese in piazza San Pietro, durante un'udienza generale.
Se infatti la Corte di cassazione ha deciso di respingere il ricorso di Kerviel per quanto riguarda la condanna a cinque anni, tre dei quali dovrà obbligatoriamente trascorrere in carcere, ha infatti annullato la parte della sentenza d'appello in base alla quale l'ex trader dovrebbe (teoricamente, visto che la cifra è assurda) rimborsare alla banca la totalità delle perdite subite a causa delle posizioni non coperte prese da Kerviel sui prodotti derivati all'insaputa della sua gerarchia: 4,9 miliardi.
Quando arriverà a Parigi, al termine del "pellegrinaggio contro la finanza folle" tra Roma e la capitale francese (ieri era dalle parti di Parma), Kerviel troverà quindi ad attenderlo l'ordine di arresto. Non potrà usufruire di misure alternative, previste solo per le condanne inferiori ai due anni, e andrà in galera. Per un po' più di due anni e dieci mesi, visto che ha già trascorso 41 giorni dietro le sbarre quattro anni fa.
Ma il suo avvocato parla comunque di "prima vittoria". E annuncia che il nuovo processo a Versailles sulla questione dei danni "sarà un processo alla Société Générale". La quale, in effetti, sperava che la Cassazione mettesse la parola fine a questa vicenda.
Non è così. La Corte ha anzi sottolineato che "le mancanze da parte della banca", peraltro evidenziate nelle due sentenze di primo e secondo grado e oggetto di una pesante multa, "hanno contribuito allo sviluppo della truffa e alle sue conseguenze finanziarie". Non si capisce allora perché debba essere il solo Kerviel a pagare. Si tratta, in sostanza, della linea di difesa dell'ex trader: ho sbagliato, ma la banca non poteva non sapere e fino a quando è stato utile ha chiuso un occhio. Colpevole, ma non totalmente responsabile.
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