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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2014 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 26 marzo 2014 alle ore 15:46.

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Vito Gamberale (Contrasto)Vito Gamberale (Contrasto)

Vito Gamberale (foto) si sente prossimo non alla terza età, ma alla terza gioventù. Prossimo ai 70 anni, l'ex manager di Telecom Italia, di Autostrade e del fondo infrastrutturale F2i ha deciso di cambiare vita, ripartendo proprio da dove l'esperienza professionale era cominciata: da Telecom Italia. Non come top manager, come alcuni hanno sospettato per mesi prima di avere la conferma, pochi giorni fa, dell'inserimento del suo nome nella lista di minoranza della famiglia Fossati per il consiglio di Telecom Italia in qualità di presidente.

Un ruolo in cui andrà a sostituire Aldo Minucci, il manager assicurativo espresso da Telco che ha avuto il coraggio e la pazienza di assumere l'incarico dopo lo sbandamento creato dalle dimissioni di Franco Bernabè: «Per il momento - dice Gamberale - punto al ruolo di consigliere: il resto si vedrà».

Allora ingegnere, vuole davvero chiudere le carriera ripartendo da dove tutto è cominciato?
Ebbene sì. Ho deciso di candidarmi nella lista di Fossati non solo perchè alle spalle c'è finalmente un vero e serio piano industriale per un'azienda che rappresenta tanto per me e molto per il Paese, ma anche perchè dopo tanti anni nel settore privato voglio chiudere il percorso personale con il ruolo, diciamo così, del "civil servant".

Mi scusi, ma Telecom è un'azienda privata, non pubblica. Che intende con "civil servant".
Intendo dire che lo spirito che mi muove non è l'ambizione personale, ma la volontà di mettere a disposizione della compagnia e soprattutto del Paese un bagaglio di esperienza maturato in oltre 40 anni di lavoro sulle telecomunicazioni, le infrastrutture e la finanza. La considero come un'esperienza da "civil servant".

Perchè la scelta di sostenere Fossati?
È la prima volta, per lo meno in Italia, che i candidati come consiglieri di una lista per un CdA presentano un piano strategico per l'azienda target. In genere i candidati per i CdA, nelle medesime liste, sono disparati come competenze, storie, conoscenze dei temi oggetto dell'attività aziendale. Findim ha voluto mettere a disposizione del mercato un potenziale contributo per una consapevole gestione. Telecom ha bisogno di un piano strategico. Noi proponiamo un Piano Strategico. Senza alcuna presunzione, offriamo una base su cui confrontarci col management, con gli altri consiglieri. Siamo stati noi candidati ad aver indotto Findim, e quella parte del mercato che la segue, a non presentare una lista di contrapposizione, di maggioranza. L'azionariato di Telecom è uscito spaccato dall'assemblea del 20 dicembre scorso. Non può esistere un'azienda così importante, per giunta in una situazione critica e non facile, con un azionariato diviso, contrapposto.

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