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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2014 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 26 marzo 2014 alle ore 15:46.

Che cosa intende fare per ricucire lo strappo?
Occorre dimenticare le precedenti contrapposizioni, le illusioni o le allusioni date/fatte per cambi statutari, le incomprensioni. Occorre girare pagina, per scrivere quella che può interessare l'azienda. Un'azienda ancora internazionale, ma per il 70% del proprio fatturato maturato in Italia. Un'azienda troppo strategica per il Paese, per non interpretarne il ruolo conciliando attese degli azionisti e sviluppo del Paese.
Quindi, meno estero e più Italia: pensa che il nuovo board sosterrà questa strategia? E come la prenderà Telefonica, il partner spagnolo a cui i soci italiani di Telco intendono vendere Telecom?
Mi auguro che il nuovo Consiglio possa lavorare coeso, mettendo insieme competenze, impegno, al supporto dei manager interni, vera struttura portante dell'azienda. Telecom deve lavorare per valorizzare se stessa, per arginare il declino nel Paese, per aiutare il Paese a sentirsi più evoluto. Se poi, in tutto questo, possono conciliarsi anche interessi di Telefonica, ben venga il tutto. Un'azienda non può ignorare un socio al 15%, tanto meno un gruppo che rappresenta oltre il 22%; ma non può ignorare nemmeno il restante 78% circa. Son certo che anche chi rappresenta il 15% (o il 22%) ha questa visione.
In altre parole, lei non cerca di scalzare Telefonica da Telecom e di sostituirla con altri soci?
No, anche se credo che ci sia spazio per nuovi investitori come i fondi previdenziali. Su Telefonica, ritengo che possa rappresentare un grande partner industriale per Telecom. L'importante è avere garanzie su comportamenti e strategie, cioè sul fatto che Telecom Italia deve investire sull'Italia e sulla modernizzazione della rete nazionale di trasporto in modo da garantire a tutti gli italiani l'accesso a internet ad una vera alta velocità.
C'è però chi le rimprovera di essersi mosso nell'ombra, senza avvisare Cdp - che ha cercato a lungo un accordo con Bernabè - nè della collaborazione con Fossati nè del negoziato avviato con Telecom su Metroweb, società di F2i che controlla un network in fibra ottica...
Ho seguito con rispetto il generoso impegno della Cassa, nei due anni scorsi, di poter trovare un accordo con Telecom. Non sono mai entrato nel merito. Speriamo che maturino condizioni positive e che mutino gli impedimenti, gli irrigidimenti: Cdp potrebbe diventare un partner importante soprattutto per gli investimenti sulla rete. Per quanto attiene il presunto "mio" negoziato con Telecom Italia su Metroweb, non appartiene al mio stile di rispetto verso i soci, anche se di minoranza. Nel piano strategico non c'è alcun riferimento diretto a Metroweb. Detto questo, chiariamo un punto: è stato Fossati a contattarmi alla fine del dicembre scorso e la riservatezza mi ha imposto il silenzio. Findim ha dato un esempio di stile, di rigore, di metodo: il piano strategico - commissionato e pagato, sempre e solo da Findim - è stato fatto da Analysys Mason, autorevole e competente società di consulenza. Speriamo si possa dire «si tornò al passato e fu progresso».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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