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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2014 alle ore 19:52.
L'ultima modifica è del 14 aprile 2014 alle ore 09:11.

Torna sul mercato il Btp Italia e per la sua sesta emissione sceglie una scadenza più lunga: da quadriennale diventa a sei anni e il tasso d'interesse minimo garantito, per la prima volta, scende sotto il 2%.
Le tensioni sui titoli di Stato si sono da tempo stabilizzate e il tasso offerto al pubblico è sceso all'1,65%, più che dimezzato rispetto a quel 3,55% a cui fu collocata la seconda emissione del giugno 2012 in piena tempesta sui bond pubblici. L'ultima emissione, quella dell'autunno del 2013 ha bruciato ogni record in Europa, con richieste che hanno superato i 22 miliardi di euro e con un «massimo storico per contratti e controvalore in una singola giornata (5 novembre) sul Mot», come ha comunicato al tempo la stessa Borsa Italiana.
Per questa emissione, però, il Tesoro ha già messo le mani avanti: «l'operazione sicuramente andrà bene perché le richieste continuano ad arrivare, ma forse la valanga delle ultime volte non ce la aspettiamo», ha spiegato Maria Cannata, responsabile Direzione debito pubblico del Ministero. La differenza sta proprio nel livello dei tassi «molto basso», che ha anche spinto «ad allungare l'orizzonte di investimento» da quattro a sei anni.
Ma se le tensioni su tassi di Btp italiani e Bonos spagnoli sembrano affievolirsi (anche se venerdì lo spread ha nuovamente toccato quota 170) quelle sui listini azionari si stanno riaffacciando, secondo alcuni in maniera allarmante. Colpa dell'andamento negativo a dir poco del comparto tecnologico, che risente dei cali costanti che arrivano da Oltreoceano: il 10 aprile il Nasdaq ha ceduto il 3,1%, con il maggior calo dal novembre del 2011 e una striscia negativa di tre settimane che eguaglia quella del novembre 2012.
Il settore tecnologico all'interno del paniere Stoxx 600 la settimana scorsa ha perso il 4,1% (calo peggiore degli ultimi 30 mesi) e immediatamente sono tornati i timori di una nuova bolla tecnologica che riporti le Borse di tutto il mondo agli anni neri a cavallo del nuovo millennio.
Secondo diversi operatori, le mani forti sul mercato iniziano ad essere scettici sulla durata di un rally che dura ormai da più di un anno e che è sempre stato sostenuto dalle piogge di liquidità delle diverse banche centrali. Senza contare che le continue tensioni in Ucraina e le minacce di tagli alle forniture del gas da parte della Russia alimentano il nervosismo, con il conseguente ritorno dell'appetito verso asset più sicuri, come il Bund (da qui il rialzo dello spread), l'oro e lo yen.
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