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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2014 alle ore 07:34.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2014 alle ore 07:35.

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Entra nel vivo il processo che porterà alla quotazione di Poste Italiane, decisa dal Tesoro con l'obiettivo (ribadito anche qualche giorno fa) di incassare non meno di 4 miliardi. Sull'operazione c'è il massimo riserbo (gli analisti che vi lavorano preferiscono l'anonimato così come l'advisor Rothschild con Lazard che si muove in parallelo). La cautela è d'obbligo per due ragioni: è l'Ipo più importante dell'anno che coinvolgerà tanti risparmiatori. Ed è anche la privatizzazione Made in Italy più consistente, che potrebbe richiamare quei grandi fondi, da mesi attratti dalle basse valutazioni nell'Europa meridionale e in rotta verso l'Italia.

La questione della valutazione
Oggi ogni valutazione appare prematura, come spiegano anche gli articoli che seguono, anche perché sul profilo tecnico certamente interverrà la strategia del nuovo amministratore delegato, Francesco Caio, solo da qualche giorno al timone della società. La partita è alta, il Tesoro punta a far cassa (controlla il 100% e porterà a Piazza Affari il 40% del capitale). Il nuovo Esecutivo non ha rallentato l'iter: la quotazione dovrebbe arrivare tra fine settembre e inizio novembre. Prevale la necessità dell'abbattimento del debito pubblico: per il 40% delle Poste è stato ipotizzato un valore tra i 4 e i 5 miliardi, una forchetta che potrebbe salire, visto che non è ancora stata fatta una valutazione ufficiale di tutti gli asset.

Perché i precedenti non fanno testo
Il gruppo è composito e fonda l'80% dei propri ricavi dalle attività di raccolta e gestione del risparmio, specie in ambito assicurativo. Ci sono aree tradizionali, poi, come la corrispondenza e le spedizione che presentano al momento voci in perdita ma che possono beneficiare dello sviluppo dell'e-commerce, che in Italia ha una penetrazione solo del 2% contro un 15% di quella nel Regno Unito. Certo la concorrenza non sta a guardare. In questi giorni Gls, la la holding delle Poste inglesi, ha annunciato un piano di sviluppo che andrà a rafforzare la sua presenza nei servizi di corriere espresso. «Come investitore vedo del valore – spiega Tommaso Federici, responsabile gestioni patrimoniali di Banca Ifigest – i dati sono molto buoni e, in un contesto di spread bassi, dare nuova carta e nuovi titoli sarà positivo ed è destinato ad avere successo. Tutte le quotazioni stanno andando bene non solo sul primario. Inoltre, una volta quotata, la maggiore trasparenza richiesta consentirà di dare visibilità anche ad altri titoli di Poste Italiane come le obbligazioni. Qualcuno critica il fatto che rastrellare solo 5 miliardi farà ben poco per il bilancio dello Stato. In realtà, parte di questo denaro fresco potrebbe essere utilizzato per dare più agio alle politiche economiche. Il mercato si aspetta che la valutazione non sia eccessiva e neppure troppo bassa, insomma fair. Come sempre in base alla domanda degli istituzionali si aggiusterà il prezzo. Mi aspetto che se ci sarà una domanda molto alta, il prezzo si alzerà. Mi auguro con un piccolo scarto a premio perché il titolo salga subito».

Cosa devono attendersi i clienti e i dipendenti
Se si raggiungessero i 5,5/6 miliardi, la capitalizzazione di Borsa salirebbe a circa 15 miliardi e il titolo entrerebbe nel mirino di quei fondi ed Etf che, investendo a Piazza Affari, se lo ritroverebbero nell'indice Ftse Mib. Se dunque gli investitori sono alla finestra, non sono da meno i dipendenti. Oltre 143mila addetti sui quali da anni le Poste hanno fatto quadrato per sviluppare la figura del consulente specialista che oggi, quando preparato e grazie a un'offerta prodotti spesso meno costosa di quella bancaria, incontra spesso il favore di quella clientela in cerca di soluzioni semplici e immediate. Il risultato si vede dai ricavi. Ma anche i dipendenti non sono sfuggiti al "mal di budget". Oggi una domanda sorge spontanea: alla ricerca di maggior ricavi le pressioni commerciali cresceranno ancora in vista della quotazione? Piani di riduzione del personale non sono previsti (forse ci sarà un'ottimizzazione degli sportelli) e al momento i principali sindacati attendono il piano industriale. Fino ad oggi hanno contestato ipotesi di spacchettamento aziendale (come la quotazione della sola PosteVita) e hanno chiesto una governance volta a garantire che Poste restino public company con lo Stato azionista al 60 per cento. I clienti quale vantaggio potranno trarre dall'Ipo? Per molti si aprono delle opportunità, legate all'investimento. Ma c'è da chiedersi (come si spiega a pagina 5) perché l'interesse di chi è già cliente spesso venga trascurato solo per ragioni di organizzazione e/o di scarsa comunicazione. La quotazione potrebbe portare qualche beneficio anche anche in tal senso

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