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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 10:37.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2014 alle ore 15:28.

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Quale potrebbe essere dunque la via "maestra" per gli enti territoriali che li possa tirare fuori da questa travagliata vicenda dei derivati?
Come detto, il contenzioso in Italia non è necessariamente negativo per gli enti pubblici. Tuttavia si impone a mio avviso una soluzione di "sistema", essendo il problema comune a centinaia di enti che non possono affrontare singolarmente una via giudiziaria, di per sé aperta ai più vari esiti; nonché assai costosa, comunque. L'iniziativa dovrebbe dunque essere assunta dal ministero dell'Economia e delle Finanze, anche per l'ulteriore, non secondaria circostanza che pure lo Stato è caduto nella "trappola" dei derivati. Vi erano state delle aperture in questo senso ma poi tutto sembra essere caduto nel "dimenticatoio". Il ministro Pier Carlo Padoan conosce bene il problema e mi auguro che trovi l'opportunità di dedicarvisi, visto l'impatto del problema sulla nostra travagliata finanza pubblica.

Quali prospettive si aprono per i giudizi che dovranno svolgersi necessariamente davanti all'Alta Corte di Londra?
Per i contenziosi, numerosissimi, che a questo punto dovranno svolgersi (o continuare) davanti all'Alta Corte di Londra in principio non vi sono particolari problemi, vista la qualificazione di quei giudici e la celerità delle procedure. Non va però dimenticato un dato sostanziale: l'atteggiamento di particolare attenzione dell'Alta Corte per la posizione delle banche, anche in casi davvero discutibili. Del resto, perché altro mai le banche avevano sempre proposto agli (incauti, per non dir peggio) interlocutori pubblici italiani questo Foro? Occorre poi considerare che il costo della difesa legale a Londra è incomparabile, in peggio, con i costi legali in Italia; così che molti enti pubblici non sono assolutamente in grado di mantenere la difesa una volta accertata la competenza del giudice inglese. Da qui una diffusa tendenza a transazioni, non certo con soluzioni eque e parzialmente satisfattive per entrambe le parti bensì tutte sbilanciate a favore delle banche.

Non pensa che il giudizio civile in Italia (anziché quello amministrativo) possa essere una strada astrattamente percorribile visto che si tratta di enti pubblici italiani e quindi di possibili violazioni di norme imperative?
La possibilità di attivare giudizi civili in Italia, malgrado la clausola contrattuale sulla competenza del giudice inglese presente in molti contratti, non è idea temeraria né giuridicamente priva di senso. Anche il recente regolamento dell'Unione europea sui conflitti di giurisdizione tra Stati membri paventa tali situazioni; lo stesso Consiglio di Stato, poi, nella citata sentenza Pisa aveva negato la validità della clausola "inglese" affermando che la deroga alla giurisdizione italiana può riguardare soltanto le cause vertenti su diritti disponibili. Senza potersi estendere anche al sindacato sul corretto esercizio del potere amministrativo. La questione è molto "alta" e stimolante ma difficilmente sarà affrontata da enti pubblici con scarse disponibilità per i costi legali e con il rischio che la Corte dei Conti contesti loro un danno erariale da colpa grave nelle relative spese e condanne

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