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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2014 alle ore 11:21.
L'ultima modifica è del 29 maggio 2014 alle ore 11:57.

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(Corbis)(Corbis)

Ormai si può parlare di prassi. In 15 giorni per ben due volte la Bundesbank (la Banca centrale della Germania) è intervenuta sul mercato primario (quello dove un Paese colloca in prima battuta titoli di Stato con accesso riservato a investitori privati, quindi fondi e grandi banche internazionali) "congelando" la quota di titoli invenduta a causa di mancanza di offerta, per destinarli in un secondo momento sul mercato secondario (quello aperto a tutti gli investitori, anche le famiglie). Una tecnica che consente alla Germania di ridurre il costo che paga sul debito.

Ma è possibile? Nel dettaglio, ieri era in programma un'asta di Bund a 30 anni. Ma ancora una volta una parte dell'offerta di titoli è risultata scoperta in quanto gli investitori richiedevano rendimenti più elevati. Alla fine è stato raccolto quanto previsto, 1,8 miliardi di euro, ma 377 milioni sono stati coperti grazie all'intervento della Bundesbank che ha coperto l'invenduto. La scorsa settimana era successo con l'asta del Bund decennale, dove per raccogliere 5 miliardi non erano stati sufficienti gli investitori privati (3,72 miliardi), il resto, 1,28 miliardi, era stati coperto dalla Bundesbank.

Episodi analoghi erano successi nel 2011 e nel 2012, nella fase di turbolenza dei mercati finanziari, con altri interventi da parte della banca centrale tedesca il giorno dell'asta. Mosse che aprono il dibattito se sia praticabile o meno un comportamento del genere da parte di una Banca centrale all'interno dell'Eurozona.

I Trattati europei infatti sono categorici. L'articolo 101 del Trattato di Maastrich vieta l'acquisto sul mercato primario di titoli di Stato da parte delle banche centrali. Così è scritto «È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Bce o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Bce o delle banche centrali nazionali».

Quindi, non si scappa. Le banche centrali nazionali, così come la Bundesbank, non possono acquistare titoli invenduti in asta. Altrimenti si verrebbe a configurare come un "prestito di ultima istanza" o una monetizzazione del debito. Azioni che, per come è costruita l'architrave europea, non è possibile compiere.

Quello che però fa la Bundesbank è un'altra cosa. Non acquista i titoli di Stato invenduti sul mercato primario ma li custodisce in una sorta di conto vendita definito "Ammontare messo da parte per operazioni sul mercato secondario". Un servizio che la Bundesbank svolge per conto dell'Agenzia del debito tedesca (Finanzagentu). I titoli invenduti finiscono in sostanza in una sorta di "non luogo", sono come sospesi in attesa di essere collocati sul mercato secondario.

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