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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2014 alle ore 11:21.
L'ultima modifica è del 29 maggio 2014 alle ore 11:57.

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Entriamo quindi nel campo delle tecnicalità, ma si tratta di tecnicalità che permettono alla Bundesbank di non violare i trattati europei. Resta però il fatto che in questo modo viene scongiurato un innalzamento dei tassi e dei costi del debito. O meglio la Bundesbank prende del tempo per provare a ricollocare la quantità di titoli emessa ma non collocata nel giorno dell'asta a tassi più favorevoli direttamente sul mercato secondario, tendenzialmente più liquido del mercato primario in quanto aperto non solo agli investitori privati istituzionali ma anche al pubblico e, potenzialmente, secondo quanto prevedono i trattati europei (prima in base al piano Smp e poi all'Outright monetary transaction) alle banche centrali stesse (seppure in condizioni particolari).

«Il vantaggio è quello di non dover sottostare al "ricatto" dello spread o della mancanza di compratori che genera un innalzamento dei rendimenti e provoca i dissesti nelle finanze dei Paesi più deboli, o che non hanno il peso specifico necessario per procedere a mettere in atto queste azioni elusive», spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca.

In questo modo i trattati vengono rispettati formalmente. Ma allora non potrebbero emulare la stessa strategia (congelare l'invenduto sul mercato primario non alzando quindi il tasso iniziale sul costo del debito e poi destinare sul secondario l'invenduto in momenti migliori e in fase di tassi calanti) anche altri Stati dell'Eurozona per abbassare il costo del debito?

«La modalità di emissione dei titoli di Stato da parte della Germania rappresenta certamente un'eccezione sul mercato che però formalmente non viola i trattati europei perché non è la Bundesbank che acquista i titoli sul mercato primario. Dal punto di vista finanziario la possibilità di non collocare tutto l'ammontare di obbligazioni annunciate, ma di poterlo immettere sul secondario nei giorni successivi, rende più stabili i rendimenti: infatti gli investitori possono contare sul fatto che se nel giorno dell'emissione ci sono particolari tensioni, l'ammontare collocato sarà inferiore e comunque non sarà aumentato il tasso offerto per poter collocare tutto l'ammontare annunciato - spiega Daniele Guidi, responsabile linee di gestione di Bnp Paribas investment partners -.
Purtroppo però questa modalità operativa se fosse adottata da Paesi meno virtuosi non avrebbe la stessa efficacia: infatti nonostante il cosiddetto flop dellultima'asta, il Bund decennale sta tornando in prossimità dei minimi dell'anno (1,30%), a testimonianza che il collocamento della quota residua potrà essere fatto senza alcun problema. Viceversa se un Paese con problemi sta emettendo 5 miliardi di euro di un titolo di Stato e l'asta va male, gli investitori reagiranno molto male al basso livello di domanda, per cui i tassi (e soprattutto gli spread) pagati da quel Paese saliranno subito in misura significativa. In questi casi è allora da preferire aumentare subito in fase di asta il rendimento offerto, pagando un premio rispetto al mercato secondario in modo da avere una domanda più elevata che si tradurrà in maggior fiducia e, probabilmente, in tassi (e spread) più bassi in futuro».

«Questo intervento della Bundesbank è in linea con quanto avvenuto fino ad oggi sin dal sorgere della crisi del debito sovranazionale: ossia che le le diverse autorità eseguono delle operazioni, a cui formalmente vengono trovate delle giustificazioni, ma che avremmo ritenuto in contrasto con i principi generali stabiliti dalle leggi - argomenta Luca Gianelle, client portfolio manager di Russell Investments -. Quanto è successo nelle ultime aste non deriva da una mancanza di fiducia da parte degli investitori circa la solvibilità del debito tedesco, quanto piuttosto il segnale che gli investitori stessi ritengono troppo basso il tasso di interesse offerto. Se la Bundesbank è intervenuta viene a dare una diretta indicazione alla Bce: operazioni di quantitative easing appaiono sempre di più la via necessaria per tenere stabilmente bassi i tassi d'interesse nel tratto medio / lungo della curva, soprattutto per il Bund tedesco».

In sostanza la Germania può permettersi in questo momento di giocare questa ulteriore fiche (rimandare il collocamento di titoli emessi per ottimizzare il tasso che si prefigge di pagare) perché comunque riscuote di più fiducia di altri Paesi. E poco importa, se il meccanismo con cui ciò avviene sia quantomeno contorto e viene operato da chi sembra conoscere i meandri dei trattati europei meglio di tutti gli altri.

twitter.com/vitolops

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