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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 10:46.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2014 alle ore 15:14.

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(Imagoeconomica)(Imagoeconomica)

Dopo 15 anni insieme a Del Vecchio, anche Enrico Cavatorta (da un mesetto ad di Luxottica Group al posto di Guerra) lascia l’azienda. Il titolo oggi cade in Borsa. E ci si interroga sulle cause del marasma finanziario e mediatico che sta colpendo una “multinazionale padronale” che vale 19 miliardi e ne fattura 7 l’anno.

A far traboccare l’acqua dal vaso potrebbe essere stata Nicoletta Zampillo (seconda delle tre mogli di Del Vecchio). Zampillo, con cui Del Vecchio si è poi risposato, ha chiesto di entrare in Delfin, la cassaforte che detiene il 61% di Luxottica.

Potrebbe essere stato questo a provocare ieri pomeriggio l’uscita lampo di Cavatorta dopo un incontro di quattro ore con il patron Del Vecchio.

Va anche detto che la Zampillo è considerata vicina a Francesco Milleri, possibile nuovo consigliere. Milleri è un imprenditore esperto di It che dopo l’uscita di Andrea Guerra ha assunto il ruolo di unico consigliere di Luxottica. Proprio a Milleri Del Vecchio avrebbe deciso di riservare il ruolo di vicepresidente esecutivo. La nomina potrebbe arrivare proprio oggi. E questo chiuderebbe il cerchio. Una nomina che non rientrava negli accordi presi con Cavatorta al momento della nomina a co-amministratore delegato.

Cavatorta e Milleri sono infatti compatibili come cane e gatto. Del Vecchio non sarebbe quindi riuscito ieri ad evitare l’addio di Cavatorta, nel tentativo di smussare le tensioni all’interno di una famiglia numerosa, composta da sei figli (tre dal primo matrimonio, uno dal secondo e due dalla terza compagna) che sul futuro dell'azienda non hanno la stessa visione.

La crisi di queste settimane è dunque di natura diversa dalla precedente, ma più insidiosa, perché crea una commistione tra universi solo apparentemente paralleli. Con l'addio di Guerra, Del Vecchio ha scelto in base a quello che riteneva essere il bene dell'azienda, mentre oggi, per la prima volta, la scelta è di altro tipo e all'interno dello stesso cda ci sarebbero dei malumori per l'arrivo di Milleri, ritenuto da alcuni consiglieri valido come consulente, ma non altrettanto esperto sul fronte della gestione aziendale. Da qui l'accelerazione imposta da Del Vecchio, ora che i dissapori sono di dominio pubblico, intenzionato a chiudere al più presto la partita, mentre la Consob segue le mosse a distanza.

Attraverso Delfin l'industriale controlla il 61,35% della propria creatura e all'interno della holding il patrimonio è suddiviso tra i figli, ognuno dei quali possiede un pacchetto del 16,38 per cento. Per ora il presidente tiene le redini di tutto con la proprietà diretta dell'1,72% della società e l'usufrutto sulle quote assegnate ai figli. L'equilibrio da trovare fra gli eredi però è difficile, dato che la moglie, madre solo di Leonardo Maria Del Vecchio, che in caso di successione avrebbe diritto ad 1/3 del patrimonio del marito, ha chiesto di entrare in Delfin con una quota del 25%, rendendo necessario un passo indietro di tutti i figli (Claudio, l'unico a sedere nel cda della quotata), Marisa e Paola nati dal primo matrimonio, Leonardo Maria, figlio della Zampillo con cui l'imprenditore si è risposato ed è l'attuale moglie, e i figli della terza unione, Luca e Clemente).

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