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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2014 alle ore 22:15.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2014 alle ore 23:03.

All’indomani del mercoledì nero delle Borse sui listini europei il clima non sembra essere cambiato in meglio, mentre gli Usa hanno resistito meglio (col Dow Jones che cede lo 0,19% a 16.113,58 punti e il Nasdaq che guadagna lo 0,05% a 4.217,39 punti; invariato l'indice S&P500 a 1.862,66 punti). Dopo un “mini” rimbalzo in apertura, gli indici europei hanno girato in netto ribasso salvo poi recuperare terreno nel finale di seduta (qui il saldo dei principali indici di Borsa europei). Per le Borse europee quella di oggi è stata l’ottava seduta consecutiva in calo. È la più lunga striscia negativa da 11 anni. Gli indici delle Borse europee sono piombati ai minimi da 13 mesi a questa parte.

A Milano il copione non è cambiato rispetto a mercoledì: sono ancora una volta le banche le più tartassate (qui il grafico di giornata dell’indice Ftse Italia Banks). Le vendite hanno penalizzato in particolare gli istituti di credito più vulnerabili come Banca Mps, sospesa nel corso della mattinata per eccesso di ribasso. Male anche Banca Popoplare dell’Emila Romagna.

Da una parte ha pesato l’impennata dello spread. Dall’altra l’incertezza sugli esiti dell’Asset Quality Review (l’esame dei bilanci della Bce) e gli stress test dell’Eba i cui risultati saranno pubblicati nei prossimi giorni.

Dagli Stati Uniti per fortuna è arrivato qualche segnale incoraggiante sul fronte della produzione industriale. A settembre, in base alle cifre diffuse dalla Federal Reserve, l'incremento mensile è stato dell'1% destagionalizzato a fronte di previsioni degli analisti per +0,4%. Rivista in leggero ribasso la lettura di agosto: -0,2% dal preliminare -0,1%.

Dati che non bastano per invertire il trend perché anche Wall Street ha aperto in rosso con i principali indici in calo di circa un punto percentuale.

Le vendite sulle azioni europee sono peraltro accentuate dalle valutazioni considerate piuttosto alte: i 350 titoli i a maggior capitalizzazione che fanno parte dell'indice S&P Europe 350 ad oggi hanno un valore di mercato che è pari a 22 volte gli utili degli ultimi 12 mesi. Negli ultimi 5 anni il rapporto prezzo/utili è stato di 17 volte.

I prezzi sono alti quindi e non sembrano essere giustificati dai fondamentali macroeconomici che sono fortemente negativi, soprattutto per quanto riguarda la Germania. Questa mattina peraltro è arrivata la lettura definitiva dell’inflazione dell’area euro di settembre che ha confermato una mini crescita dei prezzi (+0,3%). È ormai da 12 mesi consecutivi che l’indice dei prezzi al consumo è sotto l’1 per cento.

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