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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2014 alle ore 16:01.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 18:33.

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Tutte promosse, solo la piccola o meglio minuscola quanto a dimensioni, Munchener Hypothekenbank non ha passato gli esami della Bce. Le banche tedesche escono a pieni voti dal test della verità. Tutte anche quelle Landesbank, le banche regionali, su cui molti analisti nelle simulazioni condotte prima della prova da sforzo erano dubbiosi sulla reale solidità finanziaria.

È questa la vera sorpresa uscita dalle urne della prova cui Francoforte ha sottoposto il sistema bancario europeo. Del resto era ovvio che la Germania, nonostante la recente frenata inaspettata della sua economia, fosse il Paese che aveva meno da temere dagli esami europei. Le banche sono pro-cicliche alla congiuntura economica: se l'economia gira, le banche continuano a prestare denaro con poco rischio, dato che le sofferenze sono ridotte al minimo. Al contrario economie in stagnazione, vedono le banche ridurre i prestiti e dover fronteggiare le perdite sui crediti che si deteriorano.

Ma c'è un ma in tutto ciò. Le banche tedesche non solo godono di un'economia tra le più salde, ma sono di fatto le meno esposte. È infatti il credito l'attività considerata più a rischio per una banca. Le attività finanziarie, comprare e vendere azioni, bond e commodity sono considerate meno pericolose, tanto più se gli asset finanziari, come è accaduto in questi ultimi anni salgono a dismisura. Quel capitale, calcolato dalle autorità per stabilire la solidità patrimoniale, non è parametrato all'intero bilancio ma alle sole attività a rischio, i cosiddetti Rwa.

E qui il sistema tedesco ha tutti i vantaggi dalla sua parte. Gli Rwa, le attività ponderate per il rischio, sono infatti relativamente più basse delle altre banche commerciali, in particolare quelle del Sud Europa. Le banche germaniche cioè fanno, in proporzione, meno credito e più trading finanziario.

Basti vedere i bilanci della Deutsche Bank, la più grande banca dell'eurozona e il colosso tedesco per eccellenza. Il suo bilancio complessivo è di 1.580 miliardi di euro. Ma quello considerato a rischio (Rwa) e che determina il rapporto con il capitale necessario è di soli 353 miliardi. Poco più del 20% dell'intero bilancio vale per la determinazione del capitale necessario a rendere solida la banca. Tanto per fare un confronto, la Deutsche è grande oltre due volte banche come Intesa e UniCredit, ma ha attività a rischio che sono meno delle italiane.

Basta quindi avere come nel caso di Deutsche solo 47 miliardi di capitale per superare i requisiti di forza patrimoniale. Con un rapporto tra capitale e attivo totale di solo il 3% Deutsche appare una banca più che solida. Ma solo perché oltre 1.200 miliardi di attività di bilancio sono di fatto escluse dal computo per determinare quanto capitale occorre per superare i test della Bce. Il quadro di Deutsche Bank è esemplificativo dell'intero sistema bancario tedesco.

L'altro big la Commerzbank, ha attivo a rischio per poco più di 200 miliardi, ma ha un bilancio doppio pari a 561 miliardi. E anche qui con solo 20 miliardi di capitale, la seconda banca tedesca appare più solida di banche del Sud Europa. Come se azioni, bond, derivati siano esenti dal rischio di perdite e quindi di erosione di capitale.
Una delle Landesbank considerate più in bilico dagli analisti prima degli stress test, la Hsh Nordbank ha capitale per soli 3,8 miliardi che bastano a farle superare il test, perché parametrati su un attivo a rischio (Rwa) di 38 miliardi. Peccato che l'intero bilancio della banca sia di ben 110 miliardi.

Di fatto ciò che rende più solide le banche germaniche è la loro bassa esposizione al credito, non certo l'abbondanza di capitale che anzi è tenuto ai livelli minimi indispensabili. Quel che lascia perplessi è che le attività di trading finanziario siano di fatto considerate meno pericolose. Finché i mercati salgono nessun problema per i bilanci di banche come le tedesche imbottite di Bund, azioni, titoli strutturati.

Ma i mercati non possono salire sempre. Siamo poi così sicuri che banche più propense alla speculazione finanziaria che al credito all'economia reale non siano anch'esse una minaccia sistemica?

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