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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2014 alle ore 09:13.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2014 alle ore 21:11.

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Giornata nera a Piazza Affari. L'indice FTSE MIB chiude a -2,9% e scende sotto i 19mila punti. In rosso, ma con ribassi meno consistenti, le altre Borse europee. I mercati restano in attesa di capire dalla Banca centrale europea se sarà in grado di adottare un quantitative easing che comprenda anche l’acquisto di titoli di Stato. La settimana prossima dovrebbe partire il piano di acquisti di titoli Abs (Asset backed securities, titoli cartolarizzati) ma i volumi stimati dovrebbero essere deboli e lontani dall’obiettivo della Bce di aumentare la base monetaria di 1.000 miliardi di euro.

Intanto va male anche Wall Street in una giornata che non prevede particolari dati macro. Sul settore bancario pesala decisione delle autorità di Regno Unito e Stati Uniti di multare per un controvalore di 3,4 miliardi di dollari cinque grandi banche (Ubs, Citigroup, Hsbc, Royal Bank of Scotland e JP Morgan) per presunti accordi sui cambi.

Raffica di trimestrali a Piazza Affari
Sul listino milanese - dove ha pesato particolarmente l’andamento negativo dei titoli bancari - molte trimestrali in luce. Sale Moncler dopo conti migliori delle attese. Male Banco Popolare dopo i conti. Balzo di Mediaset che, oltre ai numeri dei primi nove mesi, ha fornito indicazioni strategiche promosse dagli investitori (promette un 2014 in utile grazie al taglio costi e alla ripresa della pubblicità in Spagna). Sull’andamento generale del listino pesano i forti cali di Unicredit (anche oggi in rosso dopo i conti presentati ieri che hanno evidenziato ricavi sotto le attese) ed Enel (della trimestrale di ieri non è piaciuto in particolare il dato sul debito a 44,578 miliardi). Debole Ubi Banca che pure ha presentato i conti, evidenziando un aumento degli utili in nove mesi del 47%.

Titoli di Stato
Risale di quattro punti base lo spread tra BTp e Bund da 149 a 153 (rendimenti dei bond dell’Eurozona). Sul mercato primario il Tesoro ha collocato BoT per un controvalore di 6,5 miliardi di euro. Il tasso è salito leggermente rispetto alla precedente asta: da 0,301% a 0,335%. Buona la domanda (rapporto di copertura 1,78).

Sprint di Tokyo su ipotesi elezioni anticipate
La Borsa di Tokyo guadagna terreno in chiusura spinta dal calo dello yen per i rumors su possibili elezioni anticipate. Sul finire degli scambi, l'indice Nikkei guadagna attorno allo 0,43% (+72,94 punti) a 17.197,05 punti. L'indice Topix progredisce dello 0,13% (+1,84 punti) a 1.377,05 punti. La seduta è stata molto attiva con oltre 3,1 miliardi di titoli scambiati sul primo mercato. Da ieri si fanno sempre più insistenti le voci di elezioni anticipate, sulle quali e' intervenuta anche la Banca centrale del Giappone. Stamattina, in un'intervista, una fonte di primo livello del governo giapponese ha riferito che Shinzo Abe e' pronto a rinviare l'aumento delle tasse previsto e a lanciare un piano per la crescita, che prevede un taglio delle tasse alle imprese, in vista di possibili elezioni il 14 o il 21 dicembre.

Euro in ripresa su dollaro e yen
Giornata in ripresa per l'euro nei confronti di dollaro e yen. La moneta unica viene scambiata a 1,2463 dollari, mentre il cross con lo yen si attesta a quota 143,90. In particolare la divisa nipponica perde terreno su indiscrezioni circa l'intenzione del primo ministro giapponee Shinzo Abe di posticipare il piano di rialzo dell'Iva (cambio euro/dollaro e convertitore di valute).

Nuovo minimo del petrolio
I prezzi petroliferi continuano a calare, accentuando i minimi da quattro anni a questa parte già toccati in avvio di settimana, con il barile di Brent tornato sotto la soglia degli 81 dollari. Le quotazioni continuano a risentire innanzitutto delle prospettive di debolezza della domanda globale, a fronte delle quali al momento non si profilano strette ai rubinetti da parte dei produttori. Anzi, i Paesi dell'Opec sembrano ingaggiati in una guerra sotterranea a difesa delle rispettive quote di mercato, combattuta a colpi di ribassi dei prezzi sugli accordi fuori dal mercato ufficiale. Non è affatto scontato che la vicenda trovi una soluzione nel vertice che l'organizzazione terrà a fine novembre. A questo nelle ultime sedute si sono aggiunti i rafforzamenti del dollaro seguiti alla vittoria elettorale dei repubblicani. Tutte le materie prime si trattano in dollari e le fluttuazioni del biglietto verde tendono a provocare aggiustamenti anche sull'oro nero. Negli scambi mattutini il Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord ha segnato un minimo di seduta a 80,82 dollari, su valori che non si registravano dall'ottobre del 2010, successivamente ha in parte ridotto la flessione rispetto al fixing precedente a 43 cents, a quota 81,32 dollari. Negli scambi dell'after hours sul New York Mercantile Exchange il barile di West Texas Intermediate cede 78 cents a 77,33 dollari, dopo che lunedì scorso era sceso sotto i 76 dollari.

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