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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2015 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2015 alle ore 11:37.

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Chiusura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde lo 0,92% a 17.742,82 punti, il Nasdaq cede lo 0,68% a 4.704,07 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,8% a 2.045,1 punti. Male anche l’Europa, con Milano che chiude a -3,27%. I listini sono appesantiti dalla prospettiva di un «quantitative easing» di “soli” 500 miliardi di euro da parte della Bce (secondo alcuni rumor) o addirittura di un rimando dell’operazione che ieri pareva potesse essere annunciata nell’incontro del 22 gennaio. Con le incognite create dal voto in Grecia a fine mese, si sta allargando infatti il fronte dei consiglieri della Bce contrari a un'accelerazione verso l'acquisto dei titoli di Stato. Ardo Hansson, governatore estone, spiega alla Bloomberg che «personalmente troverei problematico annunciare un programma di acquisto bond inclusi quelli greci a gennaio».

Sull’andamento delle Borse, non a caso, i peggiori titoli sono i bancari che hanno zavorrato le Borse. Le motivazioni sono differenti. Si va dal brusco calo della spagnola Santander (-11%) dopo l’aumento di capitale. Sui bancari pesano anche le incertezze sui nuovi requisiti di capitale, dopo la Bce - come riportato in esclusiva dal Sole 24 Ore - ha inviato una lettera agli istituti alzando le soglie per i requisiti del capitale.

Sullo sfondo ci sono poi Wall Street e i dati sul lavoro negli Usa.L'economia americana ha creato in dicembre 252mila posti di lavoro, confermando i progressi degli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,8 al 5,6 per cento. I dati sono migliori delle attese degli analisti. Nel 2014 gli americani che hanno trovato un lavoro sono stati 2,95 milioni, il risultato migliore dal 1999. Ma nonostante i passi avanti dell'occupazione, i compensi restano stagnanti. Ed è questo l’elemento che pesa sui mercati azionari dato che i salari sono seguiti da vicino dalla Fed per orientare la politica monetaria. I salari medi sono calati di 5 centesimi a 24,57 dollari l'ora, lo 0,2% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, mentre la settimana di lavoro è rimasta invariata 34,6 ore. Includendo gli scoraggiati e chi lavora part-time perché non riesce a trovare, pur cercandola, un'occupazione a tempo pieno il tasso di disoccupazione è pari all'11,2%, meno dell'11,4% di novembre.

Tra le Borse europee il peggior listino è Madrid (-3,52%) seguito da Piazza Affari (-3,27%). Cali superiori al 2% per Parigi e Francoforte. Resta apertoe elezioni in Grecia del 25 gennaio che potrebbero decretare il successo di Tsipras che aprirebbe alla rinegoziazione del debito con scenari imprevedibili sui mercati finanziari. E la decisione della Corte di Giustizia europea sullo scudo anti-spread (14 gennaio, ecco i tre potenti market mover del mese).

Tra i singoli titoli, forti vendite su Banca Mps, dopo che la spagnola Santander ha smentito di essere interessato all’istituto senese (ipotesi che invece aveva fatto volare ieri il titolo italiano del 12%). In generale soffrono i bancari. Secondo quanto riportato in esclusiva dal Sole 24 Ore la Bce ha scritto alle banche italiane comunicando a ciascuna un coefficiente patrimoniale minimo da rispettare, pari in media per gli istituti italiani al 10,5% contro il 7% minimo di Basilea 3. A picco anche Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e le banche popolari. In Spagna caduta del 10% delle azioni del Banco Santander alla Borsa di Madrid alla ripresa delle quotazione dopo l'annuncio di ieri dell'aumento di capitale da 7,5 miliardi.

Nuovi segnali di rallentamento dell’Eurozona
La produzione industriale spagnola vede a novembre una variazione tendenziale nulla, da confrontare con il +0,7% delle aspettative dei mercati finanziari. Lo dicono i dati dell'ufficio nazionale di statistica Ine, che ha contestalmente rivisto l'indice di ottobre a +1,1% da +1,2% della lettura preliminare. Mentre a novembre il surplus commerciale della Germania è sceso a 17,7 miliardi rispetto ai 20,8 di ottobre. Notizie di rallentamento anche dalla Francia dove la produzione industriale è arretrata dello 0,3% mensile a novembre, a fronte del -0,7% di ottobre e sotto le attese degli analisti che prevedevano una produzione oscillante tra -0,1% e +0,7%.

Si rafforza il dollaro
Nel pomeriggio l’euro è tornato sopra 1,18 dollari, rafforzandosi rispetto ai valori della vigilia (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta).

Calma piatta sui titoli di Stato
Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi si attesta a 135 punti dai 134 punti di ieri a fine seduta. Il rendimento e' all'1,85%. Il differenziale Bonos/Bund è a 117 punti per un tasso dell'1,67%. Le accresciute aspettative che la Bce avvii un programma di acquisto di titoli di Stato hanno spinto ieri nel finale gli spread a restringersi (rendimenti dei bond dell’Eurozona).

Focus Asia
Seconda seduta consecutiva di guadagni per le Borse asiatiche. L'indice dell'area asiatica è cresciuto dello 0,8%,replicando l'andamento di Hong Kong (+0,8%), mentre Tokyo è cresciuta soltanto di qualche punto frazionale (+0,18%). A guidare i rialzi, all'indomani del rimbalzo di Europa e Wall Street, sono stati i comparti di banche e assicurazioni che hanno beneficiato dell'andamento del settore in attesa di nuovi stimoli all'economia da parte delle banche centrali, in particolare dalla Bce. Chiusura in calo per le piazze finanziarie cinesi. L'indice Shanghai Composite termina la seduta a 3.285 punti (-0,24%); l'indice Shenzhen cede l'1,22% a 11.324 punti.

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