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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 09:18.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2015 alle ore 22:09.

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Non è bastata l’apertura della Corte di Giustizia europea al quantitative easing da parte della Bce. Le Borse europee stanno vivendo una giornata contrastata e sono nuovamente passate in territorio negativo. Piazza Affari ha chiuso con una perdita dell’1,59%. Male anche gli altri listini europei e Wall Street dove sono sotto pressione le banche dopo la trimestrale deludente di Jp Morgan, che cede il 4%. La Borsa americana ha poi recuperato parte del terreno e chiuso in ribasso dello 0,58% (-1,06% il Dow Jones e -0,48% il Nasdaq).

Sui listini pesa la debolezza del petrolio che, a sua volta, risente delle stime della Banca Mondiale sulla crescita nel 2015: dal 3,4% al 3%. Il capo economista Kaushik Basu ha parlato di «congiuntura sconcertante» con, nei fatti, gli «Stati Uniti come unico motore mondiale». Anche se i timori di un rallentamento globale, evidenziato dal calo del petrolio, vengono confermati dal dato sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono diminuite a dicembre, a causa della benzina più economica ma anche dei risultati sorprendentemente deboli ottenuti dai negozianti durante il mese natalizio.

Il dato è sceso dello 0,9% rispetto a novembre, il maggior declino dal gennaio 2014. Gli analisti attendevano una diminuzione dello 0,2%. Escludendo quelle di auto e benzina, le vendite sono diminuite dello 0,3 per cento. Il forte calo del prezzo del petrolio ha avuto, come conseguenza, il calo delle vendite di benzina del 6,5% rispetto a novembre; la vendita di auto, invece, è diminuita dello 0,7% nell'ultimo mese del 2014, anche se i rivenditori hanno avuto il miglior anno in quasi un decennio.

In calo anche i prezzi import negli Uasa (-2,5%), il top dal dicembre 2008, dopo il -1,8% di novembre (dato rivisto dall'iniziale -1,9%). Gli analisti si aspettavano una discesa del 2,9%. Le importazioni di petrolio sono scese del 16,6%, il calo più forte dal dicembre 2008, contro il -9,1% di novembre. I prezzi export sono scesi dell'1,2% la discesa piu' forte dal giugno 2012, dopo il -0,8% di novembre e contro un atteso -1%. Su base annuale i prezzi import sono scesi del 5,5% e quelli export del 3,2%, gli arretramenti piu' grossi dall'ottobre 2009.

Dati che influenzano l’andamento di Wall Street, a lungo in rosso di oltre un punto percentuale prima di chiudere con perdite più contenute (indice Dow Jones in tempo reale).

Crolla anche il rame (-8%). Secondo Deutsche Bank la Cina, primo consumatore di rame del mondo, registrerà nel 2015 il tasso di crescita dei consumi più basso degli ultimi 5 anni.

I tassi dei BTp a 10 anni sono scesi dall’1,81% dell’apertura all’1,72% (minimo storico) e lo spread con il Bund tedesco da 135 a 129 punti.

Positivo anche il dato sulla produzione industriale a novembre sia nella zona euro che nella Ue (+0,2%), con l'Italia (+0,3%) che registra un aumento maggiore di Germania (0%), Francia (-0,3%) e Spagna (-0,1%). Lo comunica Eurostat.

A Piazza Affari continuano a soffrire i titoli petroliferi (Eni, Saipem, Tenaris) mentre riducono le perdite i bancari.

Ok al «qe»
È arrivato ma non ha smosso le Borse, il market mover di giornata. Gli acquisti di bond da parte della Bce con il programma Omt (Outright monetary transictions) sono «in linea» con le leggi europee «se vengono rispettate alcune condizioni». È quanto emerge dal parere legale preliminare, sollecitato da politici e accademici tedeschi, che l'Avvocato generale della Corte europea del Lussemburgo, Pedro Cruz Villalon ha fornito sulla legittimità dell'Omt, ovvero lo scudo anti-spread lanciato dalla Bce nel settembre 2012.

Più nel dettaglio la Bce deve spiegare in modo «chiaro e preciso» le circostanze straordinarie che richiedono l'avvio del programma e, si legge ancora nel parere, l'Omt è legittimo «a condizione che non ci sia alcun coinvolgimento diretto nel programma di assistenza finanziaria che si applica allo Stato interessato».

Era una decisione importante perché un’eventuale bocciatura avrebbe potuto complicare il lancio da parte della Bce di un piano di quantitative easing con annesso acquisto di titoli di Stato, che i mercati in parte già scontano per la riunione che si terrà a Francoforte il prossimo 22 gennaio.

La decisione sul piano Omt (difatti un mezzo via libera alla Bce per lanciare il quantitative easing a gennaio) è però offuscata dalle stime di crescita della Banca mondiale e dalle frasi

Asta Bund, tassi ai minimi di sempre
La Germania ha collocato oltre quattro miliardi del suo titolo di Stato decennale, il bund febbraio 2025 di nuova emissione. Il tasso medio è dello 0,52%, che rappresenta un nuovo minimo record.

Grecia
Intanto i mercati mantengono un occhio sulla Grecia, dato che si avvicina il giorno delle elezioni parlamentari (25 gennaio) da cui potrebbe uscire vincente Syriza, il partito che spinge per una rinegoziazione del debito. Un'eventuale uscita della Grecia dall'euro appare «piuttosto improbabile» e il rischio di un contagio per gli altri paesi dell'Eurozona è «sostanzialmente inferiore rispetto alla crisi del 2012». Lo rivela l'agenzia internazionale Moody's, la quale tuttavia riconosce che la probabilità di un simile scenario sono aumentate e che esso «avrebbe un impatto negativo sul credito dei paesi membri».

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