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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2015 alle ore 09:11.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2015 alle ore 18:27.

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Cielo parzialmente sereno ma con vento forte e pioggia su numerose aree del mondo; così un meteorologo potrebbe descrivere l’attuale congiuntura del settore auto. Fuor di metafora, le vendite dei maggiori gruppi automobilistici hanno continuato in generale a crescere nei primi tre mesi del 2015; il fatturato e i profitti hanno risentito delle fluttuazioni valutarie - in particolare della rivalutazione del dollaro rispetto all’euro - e delle difficoltà di alcuni grandi mercati, primi fra tutti Brasile e Russia; le prospettive per il resto del 2015 dipendono da quanto la ripresa in Europa riuscirà a compensare il rallentamento in Cina (il mercato nordamericano dovrebbe continuare a crescere, sia pure a velocità ridotta rispetto agli anni scorsi).

Crescono ricavi e profitti

Vediamo come la congiuntura si è tradotta nei bilanci. Per l’Europa le trimestrali dell’auto sono quattro - Fiat Chrsyler, Bmw, Daimler e Volkswagen - poiché le due francesi forniscono solo i numeri relativi al fatturato ma non i conti economici. Tutti e quattro i gruppi hanno segnato incrementi di fatturato (cui ha contribuito la svalutazione dell’euro) e un miglioramento della redditività, con l’utile operativo delle attività automobilistiche cresciuto da 5,6 a 7 miliardi complessivi. Fca inparticolare è tornata in nero dal passivo del 1° trimestre 2014, ed è tornata all’utile - sia pure risicato - con le sole attività europee; un risultato degno di nota, visto che le filiali europee di General Motors e Ford restano in passivo pur avendo limato le perdite nel trimestre. La ripresa delle vendite di auto in Europa sembra consolidata (+8% nei primi 4 mesi dell’anno) anche se - come ricorda in una recente analisi Max Warburton, di Alliance Bernstein - «la redditività di un’auto vendute nel Vecchio continente è molto, molto inferiore a quella di una venduta in Cina o nella maggior parte dei grandi mercati emergenti».

Fca, l’utile è made in Usa

Fca è ormai un gruppo più americano che europeo; dal Nordamerica ottiene oltre il 60% dei ricavi e i tre quarti dell’utile operativo. Il suo margine di profitto nella regione - 3,7% circa nel trimestre - resta però nettamente inferiore al 6,7% di Ford e all’8,8% di General Motors; a questo i vertici di Fca hanno dedicato un capitolo apposito nella recente conference call con gli analisti, spiegando le azioni in atto per migliorare la situazione.

Emergenti in retromarcia

In un panorama in chiaroscuro, le nubi nere incombono soprattutto su Russia e Brasile, ma iniziano ad addensarsi anche sulla Cina. Sono questi tre mercati, per esempio, che hanno fanno scivolare di quasi il 5% le vendite della marca Volkswagen nel mese di aprile: in Russia il mese scorso il mercato è crollato del 42% rispetto a 12 mesi prima al livello minimo da 10 anni, e in Brasile del 24 per cento. Quanto alla Cina, che da anni fornisce il grosso dei profitti dei costruttori tedeschi, il +3,7% di aprile conferma che l’epoca della crescita a due cifre è (per ora) lontana.

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