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17 luglio 2014

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L'industria rivede la crescita

Acciaio e auto. La "old" economy batte un colpo e spinge verso l'alto la produzione industriale di gennaio, mai così tonica su base mensile da due anni e mezzo.
In termini congiunturali la crescita stimata dall'Istat è pari all'1%, il top da agosto 2011, con un aumento ancora superiore su base annua, dove la crescita corretta per gli effetti del calendario arriva all'1,4%.

Lo sviluppo riguarda tutte le categorie di manufatti, con prodotti intermedi e beni di consumo durevole a guidare i rialzi mentre l'unica categoria in "rosso" è ancora una volta l'energia, penalizzata dal calo della domanda sia in termini strettamente produttivi che meteorologici, con temperature più alte della media a ridurre la richiesta. La crescita manifatturiera è ben distribuita tra i diversi settori produttivi, anche se graficamente spiccano i balzi più robusti per mezzi di trasporto e metallurgia.

Da una lato la ripresa delle immatricolazioni di auto in Italia e in Europa rilancia la produzione del settore (+7,7% per l'output di autoveicoli); dall'altro la crescita di quasi 10 punti per la metallurgia è spiegata dal balzo della produzione di acciaio, in buona parte legata alla ripresa produttiva dell'Ilva.

A gennaio, infatti, pur rivedendo al ribasso le stime precedenti che indicavano una crescita del 27,8%, Federacciai indica un guadagno di volumi su base annua che supera il 18%. Un dato che tiene conto della ricostituzione delle scorte dell'intera categoria e della ripresa diffusa nel settore ma che è positivamente influenzato soprattutto dalla "normalizzazione" di Taranto, che nel confronto con il mese di gennaio 2013, quando la produzione subì un brusco arretramento legato ai sequestri della magistratura (-21,6% il dato di quel mese per Federacciai), migliora di molto la propria produzione. Se auto e acciaio spiccano performance, va però detto che a gennaio la ripresa produttiva è corale, con crescite diffuse tra gomma-plastica, tessile-abbigliamento, chimica e farmaceutica. In rosso, o vicini allo zero, restano tuttavia comparti chiave del made in Italy manifatturiero, come alimentari (+0,2%) e macchinari, in calo questi ultimi di quasi due punti su base annua. Il segno positivo di gennaio è importante soprattutto in termini psicologici perché interrompe sul nascere l'inversione di rotta del mese precedente, con il calo di dicembre arrivato subito dopo il primo segno più per il nostro output industriale al termine di due anni consecutivi in profondo rosso.

Un "conforto" che però non è altrettanto robusto nei numeri, soprattutto guardando al pesante gap che ci separa ancora dal picco produttivo pre-crisi, distante quasi 24 punti rispetto ai livelli odierni.
Se gennaio fosse la regola potremmo ritornare a quella situazione nel 2016 ma è più probabile che l'orizzonte di recupero si allontani ancora.

Per febbraio, infatti, il centro studi di Confindustria conferma il dato già pubblicato che indica un arretramento congiunturale della produzione industriale dello 0,2% rispetto al mese precedente. Viale dell'Astronomia, anche sulla base degli indicatori anticipatori, vede per i prossimi mesi una tendenza dell'attività solo «marginalmente positiva, grazie soprattutto al contributo della domanda estera». Nessun balzo produttivo in vista, dunque, piuttosto un lento recupero. A cui per gli analisti di Confindustria potrebbe fornire un contributo positivo anche la domanda interna, almeno a giudicare dal miglioramento della fiducia registrata dall'Istat tra le imprese del commercio al dettaglio e dei servizi, quelle cioè più fortemente esposte sul mercato interno. Blando ottimismo e scarso entusiasmo anche tra gli uffici studi bancari, con gli economisti di Intesa Sanpaolo che considerano il dato di gennaio coerente con un Pil in crescita di uno-due decimi nei primi tre mesi dell'anno e dello 0,5% per l'intero 2014. Nelle stime di Unicredit per la produzione industriale si tratta di una entrata nel 2014 migliore del previsto e il miglioramento dei vari settori è coerente con l'ipotesi che la ripresa del commercio mondiale abbia iniziato a favorire una modesta espansione della spesa per i beni capitali, mentre la recessione dei consumi privati si fermerà per gli analisti di Unicredit all'inizio di quest'anno.

Le incognite sulle possibilità di ripresa restano comunque numerose, a cominciare dal "carburante" messo a disposizione dalle imprese da parte delle stesse banche, con i prestiti al settore produttivo giù anche a gennaio del 5%; proseguendo poi con la pericolosa impennata dell'euro, sabbia negli ingranaggi delle tante imprese che hanno nell'export al momento l'unica ancora di salvezza.

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