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17 luglio 2014

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Impresa & Territori IndustriaMaggio / Ulteriore frenata dei prezzi

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Maggio / Ulteriore frenata dei prezzi

MILANO - Calano i prezzi al consumo ma non ripartono i consumi. E anzi gli alimentari, a sorpresa, scivolano in deflazione. A maggio l'inflazione torna a scendere e si ferma al +0,5%, dal +0,6% di aprile. Secondo Istat, il lieve calo dell'inflazione (-0,1%) si spiega con la frenata dei prezzi dei trasporti e il calo degli alimentari non lavorati, in particolare frutta e verdura.

I prodotti alimentari e le bevande hanno acquisito, su base annuale, un segno negativo: -0,2%. Oltre ai prezzi delle comunicazioni (-9,1%), da anni in forte contrazione. Crescono invece dell'1,3% trasporti, ristorazione e istruzione, dell'1% mobili e servizi per la casa, dello 0,8% acqua, elettricità e combustibili e dell'0,7% abbigliamento e calzature. L'inflazione acquisita per il 2014 è stabile allo 0,3%, molto vicina alla crescita zero che evoca lo spettro della deflazione.

Anche l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali diminuisce ad aprile, secondo le rilevazioni Istat, dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell'1,5% rispetto ad aprile 2013. A completare il quadro macroeconomico, Istat ieri ha comunicato anche che il tasso di disoccupazione italiano, in crescita lungo tutto il 2013, nel primo trimestre si é stabilizzato attorno alla quota, molto elevata del 12,7%.

«La dinamica dei prezzi al consumo rispecchia la debolezza della domanda interna - commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione - come mostrano i recenti dati delle vendite al dettaglio dell'Istat (-1,8% a valore nel periodo gennaio-marzo 2014 rispetto ai primi tre mesi del 2013) le famiglie continuano a spendere meno e, soprattutto, a ridurre le quantità acquistate, anche a causa delle incertezze legate alla tassazione sugli immobili». Poi Cobolli Gigli coglie il dato negativo dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che «mostra per la prima volta un segnale di deflazione: -0,2%, un pericolo che dobbiamo scongiurare, confermando il rilancio dei consumi come una priorità assoluta per la ripresa economica del Paese».

Per Confcommercio «la tendenza al contenimento dei prezzi che ha contribuito a restituire fiducia alle famiglie, non ha ancora prodotto effetti sui consumi. Questa situazione, che potrebbe essere attenuata solo in parte dagli effetti del bonus fiscale di 80 euro, richiede l'attuazione di politiche più incisive per la riduzione del carico fiscale e per la crescita dell'occupazione». Un prima spinta ai consumi potrebbe venire proprio dagli 80 euro: un sondaggio di Confesercenti stima che il bonus fiscale del Governo potrebbe generare nel solo 2014 un aumento di 3,1 miliardi della spesa delle famiglie. Oltre la metà (il 54%) di coloro che hanno ricevuto il bonus dichiara di volerlo utilizzare sia per pagare debiti pregressi (il 14%) sia per l'acquisto di beni e servizi (40%).

«Senza il rilancio della domanda interna non può esserci ripresa economica – rincara la dose Danilo Preto, direttore marketing della catena commerciale Sisa (70% del fatturato al Sud) – E questo la distribuzione lo sosterrà con forza a partire dal mese di giugno: serve un coinvolgimento dell'intera filiera». Poi Preto si sofferma sulle caratteristiche del nuovo consumatore: «La crisi – dice il manager – ci consegna un consumatore scaltro, infedele, che s'informa sulle promozioni di tutti e che non fa più né scorte, anche con gli sconti, né spreco di prodotti».

Alcuni dei temi sollevati da Preto sono ripresi da Romolo de Camillis, direttore retail di Nielsen Italia, con i dati di ShopperTrends 2013. «Le famiglie – spiega de Camillis - affrontano la crescita dei prezzi con la risposta "compro solo l'essenziale e taglio il superfluo", seguita a breve distanza dalla "ricerca attiva di prodotti in promozione". La decisione di comprare meno si attesta al terzo posto e al quarto l'indicazione di passare a marchi più economici».

A livello generale «c'eravamo illusi con la ripresina delle vendite nei primi quattro mesi del 2014 – sottolinea Mauro Carbonetti, ad del gruppo Magazzini Gabrielli (aderente alla centrale Sun) - ma poi in maggio si è bloccato tutto. Difficile capire le motivazioni. In generale però, al di là del dato drammatico della disoccupazione, servirebbe ridare fiducia alla famiglie». E l'inflazione? «Il mio gruppo - conclude Carbonetti – è già in deflazione da molti mesi. Il carrello non è assolutamente aumentato, grazie anche ai prodotti a marchio, ma ora speriamo che da giugno cambi il clima generale».

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