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17 luglio 2014

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Lievi segni di ripresa

A prima vista nulla di che, una crescita annua di quattro decimali, addirittura un segno meno su base mensile destagionalizzata.
Eppure il dato di febbraio rilevato dall'Istat sulla produzione industriale è tutt'altro che disprezzabile, frenato nelle indicazioni medie dal crollo dell'output legato all'energia, decisamente più tonico (+1,7% in termini tendenziali) nella parte manifatturiera "pura".

Il clima particolarmente mite del mese ha prodotto infatti un crollo del 21% nei consumi di gas in Italia e questo calo si riverbera inevitabilmente nelle produzioni connesse alla distribuzione di energia, in frenata di ben nove punti percentuali rispetto all'anno precedente.
Altrove invece la ripresa è decisamente visibile, con una crescita corale nell'ordine del 2% che abbraccia prodotti di consumo (con l'eccezione dei durevoli), beni strumentali e beni intermedi.

In termini settoriali l'inversione di rotta è ancora più evidente, con la maggior parte dei segmenti in crescita, alcuni in modo robusto. A guidare i rialzi la farmaceutica, con una crescita annua del 7,6%, seguono metallurgia (+5,3%), mezzi di trasporto (+4,9%) ed elettronica (+4,4%) mentre macchinari ed alimentari restano al palo.
Nella parte manifatturiera non energetica il calo più vistoso è per gli apparati elettrici (-8,8%) ma è una frenata che in questo caso rappresenta l'eccezione.
Per gran parte dei comparti produttivi si tratta della seconda crescita mensile consecutiva, situazione che si verifica anche per il dato globale medio (+0,4% dopo il +1,2% di gennaio): mini-serie positiva che non può certo far gridare al miracolo ma che tuttavia non si verificava dalla metà del 2011.

E infatti, anche nella media dei primi due mesi dell'anno le cifre restano positive, con una crescita che si attesta allo 0,8%.
Le indicazioni ottimistiche della produzione a febbraio si affiancano ad altri indicatori che lasciano intravedere l'inizio di un'inversione di rotta per la nostra economia: dalla crescita dell'export, soprattutto verso la Germania, alla risalita della fiducia delle imprese, in ripresa anche nel mese di marzo. Ripresa confermata anche dal Centro Studi di Confindustria che stima proprio per marzo un aumento della produzione industriale dello 0,7% su base mensile. «Il secondo trimestre - si legge nel report di Viale dell'Astronomia – parte con un abbrivio positivo, grazie alla variazione di +0,3% ereditata dal primo. Gli indicatori qualitativi anticipatori segnalano il proseguire di una tendenza di lento recupero: la componente ordini totali del PMI manifatturiero - in area di espansione da nove mesi - indica in marzo un incremento, pur se inferiore rispetto a quello rilevato in febbraio; quella relativa agli ordini esteri mostra un significativo progresso della domanda grazie alle maggiori commesse provenienti soprattutto dall'Euroarea e da Cina, Russia e Sud America». Il finale del comunicato è però sempre amaro, ricordando che rispetto al picco pre-crisi di aprile 2008 il livello di attività della nostra industria rimane inferiore del 23,6%.

Il sistema in generale resta ancora debole, come testimoniano i recenti dati Istat sulla riduzione degli investimenti delle imprese nel 2013 (-0,6% la quota di investimenti) e gli ultimi numeri di Bankitalia sul credito: non solo lo stock di finanziamenti al sistema produttivo continua a ridursi (-5,1% l'ammontare globale per le società non finanziarie) ma in riduzione più ampia è anche l'erogazione legata ai finanziamenti per le nuove operazioni, ridotti a febbraio di ben tre miliardi, il 10% in meno rispetto allo stesso mese del 2013, un gap del 40% nei confronti del febbraio 2008, prima della crisi.
Il ministro dello Sviluppo Federica Guidi, nel commentare il dato, registra l'impatto negativo del settore energetico e nel complesso valuta con favore le ultimi indicazioni che arrivano dall'economia reale. «Al di là di questi dati – spiega – credo che l'innesco della fiducia ci sia e che quindi ci sia la possibilità di intercettare il trend europeo».

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