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L'impresa «apre» ai filosofi

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:27.

Il posto da insegnante sembra irraggiungibile? Un'alternativa arriva dalle piccole, medie e grandi imprese, dove i responsabili delle risorse umane sono sempre più interessati a laureati in filosofia, lettere e storia. In fase di selezione di nuovo personale, i recruiter mostrano di apprezzare particolarmente i giovani che dimostrano una solida base culturale, su cui andare poi a costruire competenze più specifiche.

Gli sbocchi principali sono nella gestione human resources, nella comunicazione d'impresa e in tutti quei ruoli di front office con clienti e stakeholder. Importante, però, specializzarsi in un indirizzo specifico prendendo parte a master di primo e secondo livello.

Paolo Citterio, presidente e fondatore del Gruppo intersettoriale dei direttori del personale (Gidp/Hrda), descrive così lo scenario attuale del mercato del lavoro per i neolaureati con formazione classica: «Di tutte le lauree umanistiche, filosofia è senz'altro la più richiesta dalle aziende. Le altre, da lettere antiche e moderne a storia, indirizzano piuttosto i giovani verso il pubblico impiego. Con filosofia si può insegnare, certo, ma anche entrare in azienda nel marketing, nelle risorse umane, ed eventualmente nel finance e control». Secondo Citterio, «un master post-laurea aiuta a trovare lavoro più rapidamente e in generale può essere consigliabile, ma rappresenta anche un costo in termini di soldi e tempo».

Lo scenario non è statico, ma va evolvendosi in direzioni ben precise: una buona consapevolezza dei settori che offrono i migliori sbocchi lavorativi può alleviare le fatiche dei neolaureati al momento di cercare un impiego.

Sergio Velasco Pastor, managing director della società di recruitment online InfoJobs.it, osserva che «il 35% delle offerte pubblicate sul nostro sito richiede una laurea triennale o specialistica, e il 5% un master. Di queste, il 15% riguarda laureati in discipline umanistiche. Sino a qualche anno fa, la percentuale era più elevata, ma oggi ha perso punti in favore di profili accademici più tecnici e ingegneristici». C'è però un settore in controtendenza: quello delle risorse umane. «Nelle attuali condizioni di mercato – spiega Pastor – per le imprese è un'esigenza diffusa avere un management delle risorse interne forte, competente, in grado di valorizzare la struttura aziendale e fornire un valore aggiunto».

Non dissimile il parere di Luca Ornaghi, responsabile nazionale selezione dell'agenzia per il lavoro Gi Group, che osserva: «Le lauree umanistiche trovano spazio in azienda sul fronte delle relazioni con i clienti, come il customer service e i contact center. Buone possibilità di lavoro anche nella grande distribuzione, food e non food, sempre per gestire i rapporti con la clientela. I numeri, però, sono relativamente bassi. Le aziende del nostro database che cercano lauree umanistiche sono solo il 5% del totale».

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I dati Almalaurea restituiscono un quadro contrastato delle prospettive occupazionali a un anno dal termine degli studi. Da un lato, il 20,4% dei laureati di primo livello lavora, il 18,4% abbina un impiego part-time allo studio, e il 47,1% sceglie di proseguire gli studi. Dall'altro, un neolaureato su due fra quelli in possesso di un titolo di secondo livello lavora, ma solo il 23,2% con un contratto stabile.

«Le risorse umane, il commerciale e altri dipartimenti ancora che non richiedono competenze tecniche specifiche: in tutti questi ambiti, i laureati in lettere, storia e filosofia sono molto apprezzati», commenta il country manager di Monster.it Nicola Rossi.

Guardando ai trend di lungo periodo, il responsabile aggiunge: «Molto è cambiato rispetto a dieci anni fa, quando le lauree umanistiche erano poco apprezzate. Oggi le aziende cercano ragazzi provvisti di soft skill, flessibilità e adattabilità, e in tutti gli ambiti non specialistici di produzione valutano positivamente chi ha una maggiore cultura e apertura mentale rispetto ai tecnici puri. La tendenza, oggi, è di supplire alle eventuali carenze tecniche attraverso percorsi di formazione interni, con accademie e scuole aziendali create all'uopo, che pongono solide basi per un buon percorso di carriera».