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L'ingegnere dribbla la crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:04.

Ingegneri e architetti a prova di crisi: l'impatto negativo si sente, ma le due specializzazioni "reggono". Anche se in non in egual modo. Stando all'ultima indagine del Gruppo intersettoriale direttori del personale (Gidp), le lauree in ingegneria – insieme a quelle economiche – sono tra le più richieste dalle aziende: il 28% dei recruiter cerca in via prioritaria giovani provenienti da queste facoltà.

Paolo Citterio, direttore Gidp, commenta: «Il 24,5% assume ingegneri meccanici e il 14,3% ingegneri gestionali. Fino a qualche anno fa, le seconde specializzazioni più richieste erano quelle in ingegneria elettrotecnica o elettronica, scivolate oggi al quarto e quinto posto con il 7,1 e il 6,1% delle preferenze. Ingegneria informatica si colloca in terza posizione con il 9,1%, mentre ingegneria delle telecomunicazioni è in coda alla classifica con il 3,6% delle ricerche».

Gli ingegneri trovano lavoro nella produzione, nella progettazione, nella ricerca e sviluppo, ma anche come periti e liberi professionisti nel settore edilizio. «Con la tendenza alla delocalizzazione - conclude Citterio - ci sono meno posti per tecnici operativi nella produzione, e più posizioni in aree soft e in ricerca e sviluppo».

Orientare meglio le scelte
Prospettive più contenute per chi esce da architettura. Note dolenti sono il basso stipendio d'ingresso - 900 euro - e il ristagno dell'edilizia pubblica, che ha ridotto le possibilità di collocamento stabile nel breve periodo. «In Italia gli architetti abilitati all'esercizio della professione sono quasi 150mila, contro i circa 30mila di Francia e Inghilterra», afferma Massimo Gallione, presidente dell'Ordine nazionale degli architetti. E aggiunge: «Il settore ha risentito della crisi soprattutto in ambito pubblico, almeno per quanto riguarda l'urbanistica, la pianificazione territoriale e i lavori pubblici. Gli architetti lavorano poco, giovani e meno giovani. Ci sono però alcuni comparti che hanno risentito meno della contingenza economica negativa e offrono ancora sbocchi lavorativi interessanti. Mi riferisco all'edilizia privata e alle nuove architetture legate alla riduzione dei consumi energetici, all'impiego di tecnologie e materiali innovativi, all'implementazione di misure antisismiche».

Secondo il presidente, comunque, c'è un problema di fondo: «L'offerta universitaria su queste tematiche è ancora carente, non è idonea a preparare al meglio i giovani per approfondire i percorsi più interessanti. La laurea in architettura deve seguire un percorso di studi stabilito dalla direttiva europea. In Italia ci sono sin troppe specializzazioni». Per uscire dalla crisi, insomma, il settore deve sapere innovare e innovarsi, partendo dall'istruzione per arrivare alla compliance legale: «Si dice spesso che il paese ha bisogno di grandi infrastrutture, ed è vero - conclude Gallione - ma ci si dimentica poi che molte strutture pubbliche esistenti, come ad esempio i parchi scolastici, devono ancora essere adeguati alle normative antisismiche. Ai giovani consiglierei di approfondire anche questo aspetto della professione, che in futuro potrebbe conoscere un grande sviluppo».

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Il mercato
Per le due professioni, i dati Almalaurea tratteggiano un quadro del mercato del lavoro complessivamente positivo. A un anno dal conseguimento del titolo, il 37% degli architetti con laurea di base lavora (contro una media di tutti i neolaureati del 46%) e così il 69,5% di chi ha portato a termine la specialistica (contro il 56,7%), seppure con una remunerazione media mensile pari, come detto, ad appena 900 euro.

La maggior parte degli ingegneri (il 66%) sceglie di continuare gli studi dopo la laurea di primo livello piuttosto che entrare direttamente nel mondo del lavoro (il 15%, cui si somma il 13% di chi trova un impiego pur iscrivendosi alla specialistica). A un anno dalla laurea magistrale solo il 16% degli ingegneri è ancora in cerca di lavoro, il 70,2% ha un lavoro e il 39,5% è assunto in pianta stabile. Le prospettive occupazionali sono tra le migliori in assoluto, seconde solo a quelle delle facoltà mediche, e lo stipendio d'ingresso è il secondo più alto tra tutti: 1.281 euro.