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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 19:51.
Gli ultimi due anni sono stati molto difficili per gli studi legali d'affari. Abituati a parcelle dorate e a un discreto potere negoziale con i counsel delle aziende per cui lavorano, in Italia e nel mondo le law firm si sono dovute adattare allo scenario post crisi finanziaria di bassa crescita; quello che Bill Gross e Mohamed El-Erian, numeri uno del fondo d'investimento Pimco, hanno definito nuova normalità (in inglese, «new normal»). Un numero per tutti: in Inghilterra, secondo i dati della pubblicazioneThe Lawyer, dall'autunno del 2007 sono rimasti senza lavoro oltre 4260 professionisti.
Come hanno reagito gli studi legali? In che modo viene condiviso con i clienti il rischio di una operazione e quali strutture alternative di fatturazione hanno preso il posto delle fee orarie? La conclusione a cui arriva l'edizione 2010 del report "Innovative lawyers" del quotidiano inglese Financial Times - dopo oltre quattro mesi di ricerca in collaborazione con la società RSG consulting, la raccolta dei dati di oltre 600 studi legali e di circa 600 interviste individuali con avvocati e responsabili dei dipartimenti giuridici delle aziende - suona come un'ammissione di impossibilità a dare una risposta definitiva: «Non esiste una risposta semplice a domande complesse».
Domande che dal mercato inglese e quello americano (a cui il FT dedica quest'anno per la prima volta un'edizione speciale del report) sono rimbalzate in quello italiano. Nel Belpaese, sia chiaro, la parola licenziamento era e resta un tabù. Gli avvocati sono liberi professionisti e non dipendenti, ma anche a Roma e a Milano molti legali specializzati in particolare in diritto immobiliare e finanziario hanno dovuto accettare compromessi per continuare a lavorare: stipendio inferiore, struttura più piccola o nuova specializzazione.
In Italia pochi studi sono stati trasparenti sugli effetti numerici della crisi. Allen & Overy, studio che con Clifford Chance, Freshfields, Slaughter & May e Linklaters costituisce il Magic Circle inglese, era stato uno dei pochi a annunciare l'uscita di alcuni professionisti dalle sedi di Roma e Milano e lo stesso è avvenuto in modo meno ufficiale in molte delle altre strutture specializzate in diritto commerciale.