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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2014 alle ore 10:37.
L'ultima modifica è del 31 maggio 2014 alle ore 14:05.
Non le sembra che per Google, che vive la cosa come un onere, ci sia anche una parte affascinante, empatica, legata alla possibilità di aiutare chi chiede di cancellare una o più macchie nella propria vita?
Condivido: dal punto di vista intellettuale è una sfida affascinante e al contempo fortemente pragmatica. E poter cambiare la società è nelle corde di un filosofo. I filosofi hanno sempre parlato con la società: Platone è andato tre volte in Sicilia per la sua passione politica, idem Cartesio in Svezia. La filosofia è vitale per la società. Mi piace intendere la filosofia come design concettuale: abbiamo tra le mani dei concetti per creare soluzioni che, se buone, possono dare una mano per migliorare il mondo. Sono orgoglioso perché quando il gioco si fa veramente duro anche la filosofia scende in campo, con il diritto, la tecnologia, la scienza.
Secondo lei in quanto tempo verranno soddisfatte le richieste di cancellazione?
Questo ancora non lo sa bene quasi nessuno. I tempi possono variare in base alla complessità della richiesta e poi c'è la seria opportunità di rivolgersi ai vari garanti. Peraltro, sono già presenti tutele per esempio per rendere anonimo un volto, potendo intervenire con la rimozione immediata, in caso di minori, fino alla possibilità di ottenere non tanto la rimozione dell'informazione quanto l'impedimento dell'accesso alla stessa. Vorrei anche sottolineare che l'industria della gestione della reputazione (reputation management), già oggi fiorente, è destinata a una forte crescita.
Infine, come italiano di successo all'estero, le chiedo di commentare la recente quantificazione dell'Istat: sono in 100mila i giovani che negli ultimi cinque anni hanno lasciato l'Italia.
Mi permetto di dare due consigli: il primo, al Sistema Italia, è quello di non bloccare l'uscita dei cervelli perché un Paese serio esporta cervelli di gente brava che sa lavorare; la differenza è che ne importa altrettanti. Noi dovremmo essere orgogliosi di esportare premi Nobel, ma il saldo tra quanti vanno via e quanti arrivano deve essere almeno in pareggio. Innovazione, mentalità nuove, energie che entrano: dobbiamo incentivare i nuovi arrivi. Il problema è che esportiamo intellettuali, scienziati, manager ma facciamo entrare perlopiù chi fa lavori umili. La Gran Bretagna (dove Floridi lavora, ndr) è invece all'avanguardia perché sa rendersi appetibile per l'importazione di cervelli, come dovremmo fare noi. Il secondo consiglio è: fare il passaporto e muoversi in Europa, non rientrando in Italia per almeno un periodo di 5-10 anni. Chi pensa di trovare lavoro sotto casa o dietro l'angolo perde già da subito, bisogna essere capaci di fare qualche sacrificio.
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