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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2010 alle ore 08:33.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2010 alle ore 17:43.
Vento forte, strade in scenari spettacolari a due passi dal mare ma più adatte ai cicloturisti che alle competizioni agonistiche, cadute a ripetizione. Quella di ieri al Giro d'Italia è stata un'altra giornata "nera" dal punto di vista sportivo. Nella terza tappa "olandese" (da Amsterdam a Middelburg) vittoria in volata del belga Wouter Weylandt mentre Alexandre Vinokourov ha strappato la maglia rosa a Cadel Evans attardato da una caduta. Si è ripetuto il copione di domenica quando l'inglese Bradley Wiggins aveva perduto il primato in un altro groviglio di uomini e biciclette.
Evans, come Wiggings e lo spagnolo Carlos Sastre domenica, è stato costretto a un lungo inseguimento solitario e questa doppia circostanza merita una riflessione; nelle prime tappe del Giro è mancato il gioco di squadra perché non è pensabile che un leader come l'australiano (favorito per la vittoria finale) sia rimasto solo nel tentativo di rimonta sui migliori dopo una caduta. In un'ottica di classifica finale bisogna, però, riconoscere che la perdita della maglia rosa non è un gran danno per Evans che anche ieri ha dimostrato forza e determinazione. Molto lunga è la strada fino a Verona! Nella tappa di ieri si sono difesi bene dalle insidie del percorso gli italiani a cominciare dagli uomini Liquigas (Basso e Nibali) e della Acqua & Sapone (Garzelli) mentre Damiano Cunego è apparso sconcentrato.