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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2010 alle ore 11:56.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2010 alle ore 17:41.
Il vecchio e il bambino, l'amore e la morte, il passato e il futuro cuciti dalle righe del romanzo di Pier Bergonzi L'ultimo gregario (Rizzoli, 194 pagine, 17,50 euro). È un libro di amore (per la bicicletta e per Fausto Coppi) e di amori (fra un uomo e una donna, un padre e un figlio, una nonna e un nipote, un ragazzino e alberi felici).
Si potrebbe dire che è l'ennesimo libro su Fausto Coppi in questo 2010, tutto dedito a ricordare l'Airone di Castellania a cinquant'anni dalla morte. Ma non è così: non è una carovana di ricordi, è un libro di fughe e ritorni che fluiscono torrenziali dalla voce di un gregario, Sandro Torino (la crasi dei due angeli che Coppi più amava, Sandrino Carrea ed Ettore Milano), fino al piccolo Andrea. Fino a noi adulti (il linguaggio è stratificazione per grandi e bambini insieme), con parole, a tratti, dolcissime. Un passaggio di testimone, una borraccia della memoria tesa a ricordarci che, se anche il buio calerà sugli uomini, resteranno strade, storie, parole.
Andrea ha solo dieci anni ma sa chi è Fausto Coppi, sa che i suoi avversari alla Cuneo-Pinerolo arrivarono che era già buio ed ebbero bisogno di un lanternino. Dal vecchio gregario in canottiera blu e pantaloncini, ha imparato - scrive Pier Bergonzi, caporedattore della Gazzetta dello Sport - che «in volata si deve partire per ultimi, ma sempre un attimo prima degli avversari». Un attimo prima che l'oblio divori la bontà di una spuma nera, il desiderio di sognare e l'amore per quell'uomo solo al comando. Solo come tutti noi.
Pier Bergonzi
L'ultimo gregario – Il romanzo di Fausto Coppi
Rizzoli, 194 pagine, 17,50 euro