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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2010 alle ore 18:10.
Come si diceva un tempo, cominciamo dalla notizia. E la notizia, dopo quest'ultima giostra sulle montagne, è che Ivan Basso si mette definitivamente in tasca il Giro d'Italia. E lo fa da par suo pedalando con le gambe e ragionando con la testa. In questa giornata, da molti temuta per il maltempo e per le insidie della salita (e soprattutto della discesa) del Gavia, la maglia rosa non sbaglia una mossa. Prima controlla la corsa, e i suoi rivali più diretti, e poi quando il gioco si fa duro, a due km dal traguardo, entra direttamente in scena difendendo, da un attacco di Scarponi, il terzo posto di Vincenzo Nibali, il giovane luogotenente del capitano che in questo Giro si è laureato campione del futuro.
Con questo attacco, mentre lo svizzero Johann Tschopp si avvia a vincere la tappa, Ivan centra due risultati con un colpo solo: di strappare un preziosissimo abbuono di otto secondi a Scarponi, che permette a Nibali di conservare (per 1") il terzo posto; e poi di aumentare il vantaggio su Arrojo, il suo ultimo e vero avversario, prima della cronometro finale di Verona. Tra Basso e lo spagnolo ora il distacco è di un minuto e 15". E considerando che Arrojo non è un drago nella specialità, Ivan può andare a dormire tranquillo con la maglia rosa ben piegata vicino al letto. Strappargliela sarà davvero difficile, anche se il varesino, giustamente, fa tutti gli scongiuri del caso.
La Grande Montagna non ha provocato sconquassi, ma qualche topolino l'ha lasciato sfuggire. Tra questi, oltre a Gilberto Simoni che voleva congedarsi dal suo pubblico passando per primo sul Gavia (ma lo svizzero con scarso far play l'ha fregato), anche gente di classifica come Sastre e Vinokourov. Ma è più fumo che arrosto. Tentativi velleitari che, nell'ultima salita verso il Passo Tonale, finiscono nel nulla. Più produttivo, invece, l'attacco di Cadel Evans che, a meno 4 km dall'arrivo, scatena i fuochi d'artificio del finale. L'australiano, pur non riacchiappando lo svizzero, riesce però a centrare il secondo posto davanti a Basso e Scarponi. Per la classifica non cambia nulla, rimanendo Evans sotto di quasi quattro minuti, piace però l'orgoglio del campione del mondo che non si dà per vinto fino all'ultima salita. Tanto di cappello.
A questo punto, siamo ai titoli di coda di questo bellissimo Giro. Nella cronometro di Verona, 15 chilometri con la salita delle Torricelle (metri 277) , Ivan Basso non dovrebbe avere problemi. Arrojo, il suo ex rivale, rischia anzi di perdere il secondo posto. La vera partita sarà quella tra Nibali e Scarponi. Il distacco è di un secondo. Come dice il proverbio, per un punto Martin perse la cappa. Ma in realtà, dopo un giro così faticoso, i distacchi possono essere molto più consistenti. Le facce sono stanche, le gambe sono di piombo.Vedremo come andrà. L'ultima volta, proprio a Verona nel 1984 , Francesco Moser strappò la maglia rosa a Laurent Fignon. Ma quel Moser, reduce dal record dell'ora in Messico, volava. Un'altra storia, un altro ciclismo, un altro Giro. Questo è il giro di Ivan Basso e sarà ben difficile, dopo quello che ha passato in questi 4 anni, portarglielo via all'ultimo momento