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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 16:03.

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Elisa di Francisca (Lapresse)Elisa di Francisca (Lapresse)

«Vede, tutti guardano alle qualificazioni olimpiche, ai Mondiali di Catania 2011, ai Giochi di Londra 2012. Appuntamenti decisivi per la nostra disciplina, certo. Ma mi creda se le dico che l'appuntamento per me più importante è il prossimo Gran Premio Giovanissimi: avremo in pedana circa 3500 atleti tra i 10 e i 13 anni provenienti da tutta Italia. Il futuro della nostra scherma è lì». Bastano poche parole a Giorgio Scarso, presidente della Federscherma, per dare l'idea del lavoro di programmazione che c'è dietro a una medaglia a cinque cerchi. Tema che del resto i nostri schermidori conoscono bene: 114 medaglie olimpiche, 290 titoli mondiali assoluti, un peso sempre decisivo nel medagliere azzurro, e in costante crescita nelle ultime tre edizioni dei Giochi (il 14% a Sidney 2000, il 23% ad Atene 2004, il 28% a Pechino2008). Questa è la scherma per lo sport italiano. Anche se troppo spesso capita di ricordarsene solo in occasione della scadenza olimpica.

Vietato sbagliare – «La situazione però sta cambiando», minimizza Scarso, impegnato in questi giorni nei sopralluoghi a Catania in vista dei Mondiali in programma il prossimo autunno, crocevia essenziale sulla strada verso Londra. «In passato davvero si parlava di noi solo durante i Giochi; ora campioni come Vezzali, Granbassi, Montano, Tagliariol, Baldini sono conosciuti, popolari. Merito di risultati e programmazione, insieme alla capacità di creare eventi intorno ai nostri atleti». Catania 2011, Londra 2012: le ennesime scadenze da non fallire, per le nostre lame. «La pressione è tanta, inutile negarlo», confessa Stefano Cerioni, oro individuale a Seul 88, a squadre a Los Angeles 84, ora cittì del fioretto azzurro, in seguito al turbolento addio di Andrea Magro dopo Pechino. «Non possiamo mai sbagliare, ma d'altra parte saper convivere con queste aspettative è anche la forza dei nostri atleti. E poi i rivali più pericolosi spesso li abbiamo in casa: pensate che certi allenamenti del Dream Team del fioretto femminile sono semifinali o finali mondiali…».

Nuova generazione – Cerioni non scherza. Basti leggere il podio dell'ultimo mondiale parigino: oro a Elisa di Francisca, argento per Arianna Errigo, bronzo all'eterna Valentina Vezzali, che a Londra andrà a caccia di un prodigioso quarto titolo consecutivo nella gara individuale (mentre il Dream Team proverà a riscattare il bronzo pieno di rimpianti di Pechino). E il podio iridato fotografa anche il momento attuale della nostra scherma, con la 30enne Di Francisca al suo primo titolo davanti alla 22enne Errigo, ma con la 37enne Vezzali sempre pronta a tirar fuori gli artigli. Una fase di ricambio generazionale ch punta a Londra, ma guarda già a Rio 2016 e oltre. «Il nostro segreto? Credo sia da sempre la possibilità di confrontarci subito con il top – spiega Elisa Di Francisca, che punta a disputare a Londra la sua prima Olimpiade – e di imparare dalle nostre rivali. Io ho iniziato così, studiando da vicino campionesse come Trillini e Vezzali. Giovanna è capace di fermarsi, durante un allenamento, per spiegarti come ripetere un colpo, un assalto; con Valentina ho tirato la prima volta quando avevo 15 anni: le serviva una sparring per provare una certa stoccata sulla spalla. A fine allenamento avevo le lacrime agli occhi dal dolore, ma da allora le cose sono un po' cambiate…».

Enclave di campioni – Stessa situazione nelle altre armi: si punta all'oggi, con lo sguardo già rivolto al domani: «Nella spada donne abbiamo un gruppo con 23 anni d'età media. Le francesi sono fortissime, ma il loro quartetto viaggia sui 39 anni….», sottolinea Scarso, «e il cittì Cuomo sta già mettendo a punto la squadra di spada maschile per Rio de Janeiro, visto che nel 2012 gli spadisti non saranno in pedana. Ma rispetto al passato c'è una novità. Se prima i nostri schermidori arrivavano da "enclave" ben precise (Jesi, Mestre, Livorno, Milano), oggi a questi centri consolidati si è aggiunta una più puntuale presenza sul territorio. «Ai recenti campionati giovanili di Amman il quartetto di spada maschile era composto da atleti provenienti da Torino, Genova, Foligno e Acireale», continua Scarso. «L'unica assente ancora è la Sardegna, ma stiamo lavorando per implementare il lavoro di base anche lì», sottolinea il presidente federale.

Scuola da esportazione – Patrimonio anche da esportare, quello della scherma nostrana, visto che a tutt'oggi sono oltre 60 gli accordi di collaborazione con Paesi di Centro e Sud America, Medio Oriente e Africa, per stage in loco da parte dei nostri atleti o, soprattutto, "missioni" di formazione da parte dei nostri maestri. Senza contare quei "cervelli in fuga" che a Londra ci ritroveremo come avversari, come lo stesso Andrea Magro, ora cittì della squadra femminile giapponese di fioretto.

Conti a fil di lama – Programmazione, obiettivi a lungo termine, progetti: in poche parole, investimenti. E, di conseguenza, costi, cui anche la Federscherma deve far fronte in un momento di difficoltà generalizzate: la "sforbiciata" dei costi nel 2011 è stata di circa 130mila Euro, ma dal Coni è arrivato anche un primo contributo ad hoc per Londra 2012 di 300mila euro. «Il contributo annuale Coni – analizza Scarso - è di circa 4 milioni 800mila euro, cui si sommano circa 700mila euro grazie alle sponsorizzazioni. L'85% del bilancio federale è reinvestito nell'attività agonistica a tutti i livelli». Soldi ben spesi, se si trasformeranno nell'oro di Londra.

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