Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 17:10.

My24

«Stiamo attraversando un momento di passaggio – ammette Di Rocco – reso ancor più difficile dal fatto che la concorrenza è aumentata: Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda hanno creato una tradizione specifica su pista, quasi sostituendosi proprio a quella che era la grande scuola italiana. Abbiamo a lungo pagato anche l'assenza di una pista indoor adeguata, dopo il crollo del palazzo dello sport di Milano nel 1981. Ora, dall'inverno scorso, abbiamo l'impianto di Montichiari, ma ci vorranno 8-12 anni perché per riformare un vivaio all'altezza della tradizione e nuovamente competitivo ad alti livelli». Problema accentuato anche dallo stravolgimento del programma olimpico voluto dal Cio, come spiega Dino Salvoldi: «Tra gli uomini sono state cancellate l'inseguimento individuale, la corsa a punti e l'americana e aggiunto l'omnium, mentre le donne perdono l'inseguimento individuale e la corsa a punti ma acquistano il keirin, l'inseguimento a squadre, la velocità a squadre e l'omnium. In pratica, il programma del ciclismo su pista sarà articolato in cinque specialità identiche per uomini e donne: velocità individuale, velocità a squadre, keirin, inseguimento a squadre e omnium. Una rivoluzione che finisce per escludere alcune discipline storiche, soprattutto l'inseguimento individuale e la corsa a punti, che in passato ci hanno portato grandi soddisfazioni per gli azzurri (nel 1996 ad Atlanta vincemmo l'inseguimento maschile e femminile con Collinelli e la Bellutti, ndr)».

Difficoltà nel reperire talenti (tra le donne si lavora su una base di una ventina di atlete di livello internazionale) e di offrire loro un futuro economico credibile fanno il resto, malgrado lo sforzo federale nel contenimento dei costi e nell'utilizzo del contributo olimpico del Coni (4 milioni e mezzo di euro) interamente per l'attività tecnica. Ma forse il problema è più profondo e diverso:«In Italia il ciclismo su pista è visto come un ciclismo di serie B dagli stessi atleti – spiega proprio Marco Villa, oggi tecnico di Viviani e collaboratore del settore tecnico maschile-. Tutti sognano le classiche del Nord e i grandi Giri, ma chi ha detto che l'attività su pista sia in contrasto con quella di un ottimo stradista? In passato molti nostri campioni hanno fatto così, è hanno fatti grandi carriere. E australiani e inglesi, che oggi dominano, fanno così. Da noi i talenti che passano o provano la pista lo fanno tardi, verso i 18-19 anni, e tecnicamente sono molto grezzi, mentre i loro coetanei stranieri hanno già acquisito esperienza e capacità specifiche». Insomma, il lavoro per tornare in alto sarà lungo e tutto in salita.

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.