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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2011 alle ore 08:11.

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MILANO - «Non c'è alcuna ostilità verso Confindustria, nonostante alcune battute fatte di recente». Sergio Marchionne, reduce dalla conquista della maggioranza della Chrysler, nega che ci siano novità nel suo atteggiamento verso l'organizzazione degli industriali italiani, ma torna a enfatizzare i concetti-chiave su cui insiste da tempo: «Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, venga rispettato».

«Non posso difendere ogni volta le scelte fatte con il consenso della maggioranza dei lavoratori – ha aggiunto, parlando con i giornalisti a Venezia - Non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca la Fiat. Capisco le ragioni storiche, ma la Fiat viene prima di tutto». Parole, insomma, che non implicano nulla di definito sulle future scelte di una Fiat che guarda con irritazione al 18 giugno, giorno in cui si terrà in tribunale la prima udienza del ricorso presentato dalla Fiom contro la newco di Pomigliano. In proposito, alla domanda se fosse preoccupato, Marchionne si è limitato a un commento sintetico: «Ci preoccupiamo di tutto. Gestiremo le conseguenze». Il ceo di Fiat e Chrysler continua dunque a mettere sul tappeto l'esigenza di evitare percorsi a ostacoli sotto l'ombra dei ricorsi giudiziari – anche dopo aver ottenuto il consenso ai suoi piani della maggioranza dei lavoratori a Pomigliano e Mirafiori – per avere regole certe da poter applicare in relazione agli investimenti da effettuare in Italia. E non ha fatto mistero di voler prendere in considerazione ogni opzione che ritenga opportuna a questo scopo.

«Riteniamo che l'appartenenza a Confindustria non indebolisca Fiat, anzi la rafforzi», ha affermato ieri il vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali, Alberto Bombassei, che ha aggiunto: «Non vediamo controindicazioni, né sul piano delle strategie di fondo né sotto il profilo strettamente tecnico-giuridico». «Facciamo notare – ha proseguito – che la Fiat, come qualunque altra azienda, può essere associata a Confindustria pur avendo un proprio contratto aziendale sostitutivo rispetto al contratto collettivo nazionale di lavoro. Non lo impedisce nessuna regola interna al sistema Confindustria. Né lo può impedire la legge o la giurisprudenza, dal momento che Confindustria è un'associazione del tutto volontaria».


Condividendo la richiesta Fiat di un sistema in cui i contratti stipulati con una maggioranza di lavoratori siano vincolanti per tutti, Confindustria è pronta a «definire un accordo in questo senso con le organizzazioni sindacali, che possa essere poi recepito dal legislatore».
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