Esperienza unica – da non sottovalutare poi, l'aspetto psicologico e il rapporto con i campioni degli altri sport. "all'inizio gli altri atleti italiani ci guardavano con fastidio, e c'era da capirli – spiega ancora Rizzitelli - : l'arrivo dei calciatori, ricchi, famosi e anche un po' disinteressati ai Giochi, toglieva spazio e visibilità a chi invece al sogno olimpico aveva dedicato vita e carriera, e che magari solo una volta ogni quattro anni era al centro dell'attenzione mediatica" "E' stano dirlo ora, ma per fortuna perdemmo con lo Zambia! - sottolinea l'ex bomber - : quella sconfitta ci rese più umani agli occhi di tutti, e ci fece capire che avremmo rischiato una figuraccia che sarebbe rimasta nelle nostre carriere. E poi, da quel giorno in poi, tutti cominciarono a prenderci in giro al villaggio: alla fine diventammo amici con tutti...". Indimenticabile, anche per Claudio Gentile, l'atmosfera del villaggio olimpico: "La mensa comune, gli incontri coi campioni degli altri sport, la convivialità, lo scambio di storie ed esperienze....lo confesso: ad Atene ho lasciato un pezzo del mio cuore". Cuore d'oro del terzinaccio che strappò maglie e sogni di Maradona e Zico nella torrida estate mundial spagnola

Quale futuro? - Inevitabile chiedersi quale possa essere il futuro del rapporto tra il football (soprattutto il nostro ) e il mondo olimpico. "Siamo un Paese che fa fatica a valorizzare i giovani talenti, e il calcio rispecchia questa situazione", ammette amaro Gentile " e non essere presenti a Londra è di sicuro un brutto colpo, d'immagine e per la crescita del movimento". "credo che la formula attuale del torneo olimpico, con la partecipazione delle squadre Under 21 integrate da alcuni fuoriquota, sia un compromesso accettabile – sottolinea Rizzitelli – ma non mi stupisco che il dibattito sulla presenza o meno del calcio alle Olimpiadi sia sempre vivo. Intanto però, finché c'è , faremmo bene a qualificarci anche noi. Perché una volta che le giochi e le vivi, le Olimpiadi ti rimangono dentro per sempre"

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