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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 06:36.

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Assosim, l'associazione che rappresenta gli intermediari bancari e finanziari, scende in campo contro la nuova tassazione sulle transazioni finanziarie, che nell'ultima versione della manovra sale dallo 0,05 allo 0,15 per cento. «Siamo preoccupati e sorpresi per la ventilata reintroduzione, solo da parte dell'Italia, di questa tassa» dice al Sole 24 Ore Michele Calzolari, presidente dell'associazione. «In un mercato globale come quello finanziario qualsiasi aggravio di costi derivante da una norma che abbia efficacia limitata al territorio nazionale avrebbe l'effetto di indurre gli investitori locali a operare sui mercati esteri o attraverso intermediari esteri. Altra cosa, invece, sarebbe l'introduzione di una simile tassazione omogenea a livello internazionale» chiosa, ribadendo quanto paventato ieri anche dalla Borsa Italiana.

«È una questione di principio: le tasse e le disposizioni normative non devono intervenire sulla competitività del mercato - aggiunge il presidente - altrimenti il legislatore rischia che anche l'obiettivo di aumentare il gettito sia vanificato dalla fuga all'estero degli operatori e degli investitori che dovrebbero pagare questo nuovo bollo. Analogamente, la scelta di esentare dall'imposta i titoli di stato introduce un'indebita discriminazione a scapito dei titoli obbligazionari, quali le obbligazioni cui fanno ricorso le banche per soddisfare le necessità di finanziamento di imprese e famiglie».

La nuova gabella, che reintroduce il vecchio fissato bollato abolito nel '97 proprio per evitare asimmetrie tra il mercato nazionale e quelli esteri, andrà a penalizzare gli intermediari bancari, anche quelli che operano sul trading on line, e gli investitori istituzionali. Su una transazione da un milione, che oggi on line costa 2 euro, si andranno a pagare 1.500 euro.

«Il bollo esiste in altre piazze finanziarie, come Londra, dove si è visto che la tassa penalizza l'operatività sul mercato regolamentato, che perde volumi a favore di mercati alternativi - dice Calzolari -. Per non pagare quel bollo gli intermediari hanno inventato una forma di contratto derivato, il Conctract for difference, che consente di operare su un titolo londinese senza essere tassati». Vanificando la prospettiva di aumentare il gettito.

«Questa tassa, tra l'altro, non andrà a drenare risorse dalla speculazione e indurrà gli algo-trader e gli high frequency trader ad operare su mercati esteri per il tramite di intermediari stabiliti all'estero» spiega Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim.

«Siamo convinti che il gettito derivante dall'introduzione dell'imposta sulle transazioni al netto del business che si perderà si rivelerà esiguo - continua Gugliotta – e riteniamo che questa scelta sia stata più che altro dettata da motivazioni demagogiche». Secondo il segretario generale non va sottovalutato l'impatto che avrà anche sugli emettenti. «Questo provvedimento - spiega - contrasta con altri provvedimenti allo studio per sostenere la quotazione di nuove imprese. L'impatto che la tassa avrebbe sul mercato secondario, in termini di minore liquidità, renderebbe più complesso e quindi meno vantaggioso un successivo smobilizzo dell'investimento». Secondo Assosim, «lungi dal colpire la speculazione, l'impatto che la nuova tassa avrebbe sulla liquidità e sulla trasparenza di mercati domestici rischia di favorire l'insider trading e la manipolazione, rendendoli meno visibili alle autorità di vigilanza».

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