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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 08:12.

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LINDAU (Germania) - «Penso che la proposta di creare eurobond sia molto importante. Per metterla in pratica serve che ci sia un accordo su come realizzarli». Joseph Stiglitz, Nobel per l'economia nel 2001, non ha dubbi sul fatto che obbligazioni emesse dall'Unione europea per stabilizzare il debito degli Stati sovrani sia la strada giusta da intraprendere per fermare la crisi. «È un'iniziativa che si può realizzare in diverse forme, ma deve essere presa in considerazione in modo molto serio», sostiene dal palco del Meeting di Lindau, sulla sponda tedesca del lago di Costanza dove si sono dati appuntamento per quattro giornate di studio una ventina di premi Nobel.
Stiglitz da dieci anni lavora su questi temi ed è diventato famoso per le sue posizioni critiche e le polemiche ancora prima che per le sue proposte. Nel suo curriculum ci sono anche ruoli attivi nelle decisioni di politica economica, nella Banca Mondiale e come consigliere economico nell'amministrazione di Bill Clinton.

In questo momento sembra convinto che la politica debba far sentire tutto il suo peso e agire. Perché «lasciare che l'euro crolli costerebbe molto di più che sostenerlo e per la Ue la sua sopravvivenza è importante. La moneta unica ha portato benefici e ancora ne può portare all'Europa». Solo che la difesa a colpi di tagli non lo convince: altre misure di austerity non sarebbero utili. Gli eurobond invece sì. E la formula messa in campo da Prodi e Quadrio Curzio potrebbe essere, secondo lui, quella giusta. «Non conosco i dettagli - confessa il professore della Columbia University -, ma mi sembra buona. Certo, ci possono essere anche altri modi per dare un contributo di stabilità al sistema, ma mi sembrano difficili da mettere in piedi e questo è il motivo per cui mi pare assai importante ragionare subito sugli eurobond».

paolo.magliocco@videoscienza.it

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