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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:36.

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Quella del 1968 rappresenta ancora oggi l'unico titolo europeo conquistato dall'Italia. Nell'edizione che si è svolta nel nostro Paese occorre registrare anche il cambiamento del nome della competizione, da Coppa Europa per Nazioni a Campionato Europeo, e anche alcune modifiche alla struttura della manifestazione stessa. Il sistema ad eliminazione diretta viene sostituito da una serie di gironi all'italiana, meccanismo che viene utilizzato ancora oggi.

Le squadre iscritte sono 31, divise in 8 gironi di qualificazioni da cui dovranno uscire le partecipanti alla fase finale. L'Italia, deve vedersela con Svizzera, Cipro e Romania: il gironcino non presenta particolari problemi per la squadra di Valcareggi, che approda ai quarti di finale contro la Bulgaria. Nella partita di andata, disputata a Sofia le cose non vanno bene: Valcareggi perde Picchi per infortunio e la difesa crolla, subendo tre reti. Fortunatamente l'Italia comunque riesce a metterne a segno due con Domenghini e Prati. Nella gara di ritorno, disputata al San Paolo, gli azzurri non si lasciano sorprendere, chiudendo con un 2-0, che legittima appieno le credenziali degli azzurri.
Non ce la fanno, invece, i vice campioni del mondo della Germania Ovest, alla loro prima partecipazione, eliminati dalla Jugoslavia. Insieme all'Italia passano il turno Inghilterra, Jugoslavia e Urss.

Dopo aver eliminato la Bulgaria ai quarti di finale, gli azzurri sono attesi alla semifinale contro la temibile Unione Sovietica, che con il suo modo di giocare riesce a limitare l'estro di Rivera e Mazzola e contiene le sfuriate di Domenghini. La partita sembra interminabile, sugli spalti la gente segue con trepidazione i 120', ma l'Italia raccoglie solo un palo con Domenghini e poco altro. Dopo i tempi supplementari la gara è ancora in parità e per determinare la finalista occorre procedere con il sorteggio tramite lancio della monetina, visto che in quell'edizione non è possibile calciare i rigori in caso di parità dopo i tempi supplementari. L'arbitro della partita è il tedesco Tschenscher, che lancia la monetina, premiando gli azzurri di capitan Facchetti. Le leggende su quella giornata si sono sprecate, negli anni. Questo il ricordo di Sandro Mazzola.

Gli azzurri guadagnano dunque la finale, dove trovano la Jugoslavia, vittoriosa sull'Inghilterra di Bobby Charlton grazie alla rete di Dzaijc. I giorni che precedono la finale sono all'insegna delle parole soppesate e delle dichiarazioni tranquille dei protagonisti, anche se il tecnico slavo Mitic non nasconde la fiducia riposta nei suoi, dichiarando che dopo aver battuto i migliori, sarebbe stato normale per la sua squadra battere gli azzurri. Valcareggi deve rinunciare all'infortunato Rivera ed inserisce Anastasi per Mazzola e il difensore Bercellino per Guarneri. Una curiosità: il numero 10 di Rivera va sulle spalle di Giovannino Lodetti.

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