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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:36.

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La Jugoslavia conduce subito il gioco, rendendosi pericolosa e mettendo alle corde gli azzurri: è ancora Dzajic a zittire l'Olimpico con un bel gol al 38'. Prati e Anastasi non trovano gli spazi per superare l'arcigna retroguardia degli avversari. Quando tutto sembra ormai perduto per gli azzurri, è Domenghini su punizione ad indovinare l'angolo giusto e a consegnare l'1-1 all'Italia. Il punteggio di parità resiste anche dopo i supplementari, quindi la finale va ripetuta. Il ricordo di Angelo Domenghini.

Il 10 giugno 1968, due giorni dopo la prima finale, gli azzurri scendono in campo con una formazione molto diversa rispetto a quella che aveva pareggiato il primo incontro. Valcareggi cambia cinque elementi, decidendo di dare spazio a Riva, Salvadore, Rosato, De Sisti e Mazzola. I due giorni precedenti la finale bis, sono quelli più snervanti per i giocatori, che devono attendere per ritornare in campo a giocarsi il titolo. Con i nuovi innesti l'Italia domina, Riva e Anastasi realizzano al 12' e al 31' le reti che consegnano il primo e per ora unico titolo europeo agli azzurri di Valcareggi. Il ricordo di Sandro Mazzola e Picchio De Sisti

Il personaggio - Ferruccio Valcareggi (Trieste 12 febbraio 1912 – Firenze 2 novembre 2005)
Il triestino Valcareggi inizia la sua carriera di giocatore proprio nella squadra della sua città. Poi, fino al 1953 milita nella Fiorentina, nel Milan, nel Bologna, nel Vicenza e nella Lucchese. Al termine della sua parentesi da calciatore, Valcareggi subentra a Mondino Fabbri come commissario tecnico della Nazionale, all'indomani della disastrosa spedizione azzurra ai mondiali del 1966, conclusasi con l'eliminazione da parte della Corea del Nord di Pak Doo Ik.

Valcareggi divenne famoso per il supposto dualismo fra Sandro Mazzola e Gianni Rivera, che avrebbe condizionato poi in qualche modo non tanto l'esito dell'incontro di finale in Messico con il Brasile di Pelé, quanto le polemiche seguite alla sconfitta per 4 a 1 da parte della nazionale azzurra.
L'ormai celeberrima staffetta dei due campioni nelle precedenti partite e, soprattutto, l'impiego ridotto di Rivera nella finale (solo sei minuti per lui al posto di Boninsegna) costarono al ct molte critiche.
I suoi successi più prestigiosi alla guida della Nazionale furono il titolo europeo del 1968 e appunto il secondo posto nel mondiale messicano. Restò alla guida della nazionale fino ai mondiali di Germania del 1974, quando entrò in rotta di collisione con il centravanti della Lazio Giorgio Chinaglia che lo contestò platealmente per averlo richiamato in panchina durante un incontro. Lasciata la nazionale, tornò ad allenare per qualche tempo squadre di club: tre anni a Verona, quindi Roma e Fiorentina nella stagione 1984/85.

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