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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 17:47.

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Di lui si diceva che avesse nei piedi un mirino di precisione, perché quando calciava la palla sbagliava la destinazione di un paio di centimetri, forse meno. Regista straordinario, ma pure centrocampista di rottura e di interdizione, capace di recuperare palla davanti all'area di rigore per innescare con lanci strepitosi i propri compagni di squadra. Luis Suarez Miramontes, meglio conosciuto come Luisito Suarez, classe 1935, è stato uno dei più grandi calciatori di sempre.

Nel Barcellona degli anni Cinquanta è diventato un fuoriclasse, un giocatore completo, anche a livello internazionale. Poi, nell'estate del '61 è passato all'Inter per una cifra astronomica per il calcio di allora, 300 milioni di lire o giù di lì, e in 9 stagioni si è trasformato in una leggenda neroazzurra. Ancora oggi, dici Suarez a Milano e incontri sorrisi a ogni angolo. Nella nazionale spagnola ha giocato con assi come Di Stefano e Gento. In due occasioni due, si è battuto anche contro gli azzurri. Amichevoli da sogno, Suarez contro Boniperti, l'abc del gioco del calcio: classe, eleganza, potenza.

Smessi gli abiti del calciatore, Suarez è stato allenatore per vent'anni. In Italia, soprattutto, ma anche in Spagna, dove ha guidato prima l'Under 21 spagnola, quindi la prima squadra, la nazionale di Butragueno, Sanchis, Zubizarreta e Michel. Tre anni di gestione, dal 1988 al 1991, ma pochi trionfi da segnalare. Sì, perché il vero e unico amore di Luisito si è sempre chiamato Inter. Con i colori neroazzurri è stato prima giocatore, poi allenatore (3 volte), infine dirigente. L'uomo da interpellare prima di scelte importanti. Sul campo, ma anche in tema di calciomercato. Per intenderci, in tempi non sospetti segnalò alla dirigenza di Palazzo Durini un certo Cristiano Ronaldo.

La sua bacheca è ricca di gloria e di passione. Tra Spagna e Italia, una carrellata di titoli e coppe da far impallidire i grandi di ogni epoca: 5 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, 2 Coppe di Spagna, 2 coppe delle Fiere. E ancora, giusto per gradire, il Pallone d'oro conquistato nel 1960, campionissimo tra i campioni. E certo, l'Europeo del 1964, Spagna batte Unione Sovietica 2 a 1 al Bernabeu di Madrid. Domani le Furie rosse proveranno a tornare sul gradino più alto del podio dopo la splendida doppietta Europeo 2008-Mondiale 2010. Tra gli spettatori più illustri della partita, in tv, a commentare la gara in uno studio televisivo, ci sarà anche lui, Luisito Suarez.

Prima di cominciare, è bene giocare a carte scoperte: Suarez, lei da che parte sta?
Tifo Spagna. Le dico la verità, non avesse giocato la Spagna, avrei detto Italia senza dubbi, ma con la mia squadra in ballo, c'è poco da fare. In ogni caso, dovesse andarci male e quindi vincesse l'Italia, sarei felice lo stesso. Perché in fondo vincono degli amici.

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