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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 08:27.
Per una volta in politica non tutto è scontato, per una volta le carte si rimescolano, come è successo ieri notte al primo round dei dibattiti elettorali per la Casa Bianca 2012, quando Mitt Romney, presidenziale e determinato, si è aggiudicato una vittoria schiacciante contro Barack Obama. Il candidato repubblicano ha vinto contro ogni aspettativa, mettendo il Presidente sulla difensiva, riuscendo a dominare il dibattito, smentendo Obama su certe sue posizioni e chiarendo allo stesso tempo che cosa avrebbe fatto su temi chiave come tasse e sanità. Il risultato? Soprattutto all'inizio Obama è apparso esitante, alla ricerca delle parole e persino dei fatti, mentre Romney non perdeva un colpo.
E dire che il presidente era partito bene: «oggi è il ventesimo anniversario del mio matrimonio con Michelle, dolcezza auguri» esordiva Obama che ha preso la parola per primo. Ma Romney pronto anche per l'imprevisto, reagiva subito: «Auguri a entrambi... anche se penso che avrebbe preferito festeggiare l'anniversario in un ambiente più intimo e soprattuto non con me».
Sulle tasse: «signor Presidente – incalzava Romney – le ho detto che non taglio le tasse per 5 trilioni di dollari se non otterrò riduzioni simili sul fronte delle spese». E poi in uno degli affondi più diretti: «La verità – dice ancora Romney - è che le tasse le aumenta lei sulla classe media, le aumenta al distributore di benzina dove la benzina è carissima, li aumenta sul costo energetico e su quello sanitario e sui prodotti alimentari».
E quando si parla di energia è di nuovo Romney a impostare il dibattito: ricorda che Obama aveva bloccato i permessi per un importante gasdotto in arrivo dal Canada, non ha concesso licenze per l'estrazione del petrolio da numerosi giacimenti e ha speso 90 miliardi di dollari in progetti energetici alternativi che non hanno dato alcun risultato a breve con perdite fino a 500 milioni di dollari come nel caso di Solyndra: «Quel poco che abbiamo fatto in positivo l'abbiamo fatto grazie alle aziende private e suo malgrado signor presidente e con quei 90 miliardi di dollari si potevano assumere due milioni di insegnanti», ha detto ancora Romney.
Sulla sanità, sempre Romney che parla: «Semplicemente non mi spiego come con 23 milioni di disoccupati e una crisi economica in corso il presidente al suo ingresso alla Casa Bianca abbia potuto investire tutte le sue energie in Obamacare invece di creare posti di lavoro».
Obama ha cercato di reagire. A un certo punto ha affibbiato a Romney il nomignolo «never mind», «non importa» riferito a continui cambiamenti di posizione e a pochi dettagli. Ma anche in quel caso, nel momento in cui Obama cercava di reagire, gli ascoltatori in un sondaggio diretto lo hanno punito: era troppo negativo. Se tratti Obama appariva infastidito dagli attacchi di Romney, il repubblicano non molla la presa, è apparso preparato e in grado di sedersi con sicurezza nella poltrona dell'Ufficio Ovale, i tratti di carattere, incerti e in apparenza superficiali sono scomparsi davanti a un pubblico di molte decine di milioni di persone.
C'è da chiedersi ora se questo esordio solido di Romney terrà, se potrà davvero cambiare il movimento tendenziale che sembrava fino a ieri a vantaggio di Obama. Su questo occorre essere più prudenti, perché un dibattito da solo, con altri due in arrivo può servire a riaprire la corsa, ma non a determinarla. Ci si deve anche chiedere: come mai Barack Obama non ha portato un affondo deciso? Perché non ha accusato Romney su questioni come le sue basse aliquote fiscali e il suo passato a Bain? La risposta? Per prudenza: Obama non poteva permettersi di rischiare uno scivolone e ha preferito difendere il vantaggio. Un vantaggio buono in due Stati chiave, Florida e Ohio determinanti per le elezioni, ma su base nazionale il vantaggio è piuttosto tenue, al di sotto del 50% e dunque, come si diceva senza volerlo, ieri ha riaperto all'improvviso le chance per Romney.
I sondaggi a caldo hanno parlato chiarissimo: una rilevazione scientifica di Cnn condotta su un campione misto di repubblicani e democratici dopo il dibattito, ha attribuito la vittoria a Romney per il 67% contro il 25% per Obama. Di più, il 56% ha detto che Romney è il leader più forte contro il 37% per Obama e il 55% ha promosso Romney sull'economia contro il 43% per Obama. Il 35% infine ha detto che avrebbe votato per Romney dopo il dibattito e solo il 18% avrebbe votato per Obama. Ma il 47% resta indeciso. Ora Obama dovrà rimettersi al lavoro, è normale hanno osservato alcuni esperti che un Presidente soffra nel primo dibattito. In questo caso però la domanda di fondo resta: possibile che le accuse rivolte a Obama, quelle cioè di essere molto debole fuori dalla sicurezza di un discorso scritto siano vere? Avrà altri due dibattiti per dimostrare il contrario.
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