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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 09:08.
Si giocherà sul filo del rasoio la sfida per la Casa Bianca tra il presidente in carica Barack Obama e lo sfidante repubblicano Mitt Romney, che vengono dati quasi alla pari nella ridda dei sondaggi, sia a livello nazionale, che in molti degli "Stati-chiave" per i voti elettorali. Comunque, proprio alla vigilia del voto, un lieve vantaggio per Obama si starebbe concretizzando nell'Ohio, uno "swing State" considerato fra i più importanti con i suoi 18 voti elettorali (dal 1960 nessun repubblicano è mai entrato alla Casa Bianca senza averlo conquistato).
Per essere eletto un candidato deve raggiungere 270 voti elettorali, attribuiti Stato per Stato.
L'elezione del presidente degli Stati Uniti è infatti indiretta. Si vota nel martedì successivo al primo lunedì del mese di novembre, ma il presidente sarà nominato solo il 17 dicembre (primo lunedì, dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre) da 538 grandi elettori, espressi dai 50 Stati in proporzione alla popolazione: si va dai 55 della California ai 3 dell'Alaska. Eccetto in Nebraska e in Maine, dove il sistema è proporzionale, negli altri Stati chi vince, anche di un solo voto popolare, conquista l'intero pacchetto di grandi elettori. Dodici anni fa il democratico Al Gore, che nonostante la maggioranza del voto a livello nazionale, perse per poco più di 500 voti popolari in Florida e i 27 grandi elettori del Sunshine State (oggi sono 29) andarono a Gorge W. Bush al termine di battaglia legale durata diverse settimane.
I cittadini americani, però, sono chiamati alle urne non solo per scegliere il presidente degli Stati Uniti, ma anche per il rinnovo del Congresso – tutta la Camera e un terzo del Senato - oltre che per eleggere undici governatori statali, le cariche di numerose amministrazioni locali e per moltissimi referendum. I 435 deputati della Camera dei rappresentanti vengono scelti con il sistema maggioritario, nei collegi ripartiti in base alla popolazione nei 50 Stati (più il «District of Columbia»). Il rinnovo della Camera avviene ogni due anni, insieme con le elezioni presidenziali oppure nelle elezioni di "metà mandato". Le ultime "mid-term" si sono svolte nel 2010 e hanno registrato la sconfitta del Partito democratico, che ha perso la maggioranza conquistando solo 193 seggi, mentre il Partito repubblicano ne ha ottenuti 242. A conferma della scarsa mobilità politica anche negli Usa, dei 435 deputati uscenti, solo 40 non si sono ricandidati.
Per il Senato saranno scelti 33 nuovi senatori su 100 (ogni due anni viene rinnovato a rotazione un terzo). Attualmente il Senato è composto da 51 senatori democratici, 47 repubblicani e 2 indipendenti. Soltanto dieci non si sono ricandidati. Una delle sfide più significative sarà in Massachusetts, feudo per decenni della famiglia Kennedy, dove si presenta per i repubblicani il senatore uscente Scott Brown, che nel 2010 conquistò con grande sorpresa il seggio lasciato vacante dalla morte di Ted Kennedy. Di fronte avrà Liz Warren, una economista di Harvard, ex consulente di Barack Obama alla Casa Bianca e paladina dei diritti dei consumatori e dei risparmiatori. Nell'Indiana invece il voto per il Senato rappresenta un test per il Tea Party e l'ala più conservatrice del Partito repubblicano, che ha imposto la candidatura di Richard Mourdock, già nella bufera per avere detto in un dibattito che la gravidanza frutto di uno stupro è qualcosa voluto da Dio. Suo avversario sarà Joe Donnelly.
I sondaggi danno i repubblicani favoriti per la riconquista della Camera, mentre il partito di Obama dovrebbe confermare la sua maggioranza al Senato. Il 6 novembre verranno eletti anche i governatori di undici Stati e due territori: Montana, New Hampshire, North Carolina, Washington, Indiana, Delaware, Missouri, Vermont, West Virginia, North Dakota, Utah, American Samoa e Porto Rico. Nel Wisconsin - caso particolarissimo - il governatore repubblicano Scott Walker sarà sottoposto a una sorta di referendum ("recall election") in cui i cittadini decideranno se potrà restare in carica.
Sono previsti anche 176 referendum a livello statale e locale. La legalizzazione del matrimonio tra omosessuali è uno dei temi più discussi a livello nazionale: per la prima volta una piccola parte degli elettori americani dovrà esprimersi su questo argomento e, secondo i sondaggi, dove si vota - ovvero in Maine, Maryland e Stato di Washington - dovrebbe prevalere il "sì". Il Minnesota, invece, potrebbe diventare il 31esimo Stato americano a definire il matrimonio, nella propria Costituzione, come unione sola ed esclusiva tra un uomo e una donna. Finora negli Usa le nozze gay sono riconosciute in Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, New York e Vermont; è ancora in corso, su questo tema, la battaglia legale in California.
I californiani dovranno esprimersi su undici referendum, tra cui quello sulla pena di morte, l'etichettatura degli Ogm e l'aumento delle imposte per finanziare le scuole. Gli Stati dove si terranno i referendum sono 38, secondo i dati forniti dall'Initiative and Referendum Institute della Southern California University: i promotori sperano che spingeranno un numero maggiore di elettori, poco interessati alla "grande politica", ad andare a votare.
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