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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 15:36.
Il Governo ha dato proprio in questi giorni un piccolo segnale con una sforbiciata all'Irpef sugli scaglioni più bassi. Apprezza?
Temo che pochi se ne accorgeranno, si tratta di un vantaggio – peraltro ipotetico – di 10-20 euro al mese. Io propongo di ridurre il cuneo fiscale dando 100 euro in più al mese in busta paga al ceto medio. Mi sembra più serio.
È serio se è un taglio che viene coperto in qualche modo.
L'intervento vale 20 miliardi di euro. Li si recupera tagliando del 15% la spesa intermediata dall'amministrazione pubblica e intervenendo anche su una parte dei contributi alle imprese secondo il modello Giavazzi. A quel punto tu dai 100 euro in busta paga all'operaio che guadagna 1.100 euro e ha due figli. Quel signore non è che 100 euro in più se li gioca, li mette nei consumi, così se ne avvantaggiano anche le imprese e l'economia, e allo Stato torna almeno il 21% sotto forma di Iva.
Cosa pensa della patrimoniale?
La patrimoniale in Italia c'è già. È il frutto del calo del valore degli immobili e dell'introduzione dell'Imu, che già è molto alta. Noi non chiederemo di pagare di più a chi ha di più, vogliamo far pagare di meno a chi ha di meno. La sinistra che piace a me non fa la guerra alla ricchezza, fa la guerra alla povertà.
Ma c'è sempre quel piccolo problema delle risorse. In Italia la politica fatica a declinare questo aspetto dei programmi: dove si recuperano le risorse necessarie a policy espansive?
Sarò molto chiaro: tagli alla spesa. Da amministratore ho toccato con mano quanto in Italia si faccia cattiva spesa pubblica. La spesa centrale in particolare ha visto in questi anni aumentare continuamente la spesa per gli acquisti della Pa. In poco tempo è salita all'8,4% del Pil dal 6% del Pil. Mentre qualunque azienda, in periodi di difficoltà, taglia quel tipo di spese. Anche lo Stato può e deve farlo. In Italia un chilometro di autostrada costa il doppio che in Germania, questo la dice lunga su quanto si può fare per migliorare la spesa e quindi trovare i risparmi necessari a tagliare le tasse. Senza con questo ridurre i servizi ai cittadini. E ci sono anche altre risorse importanti per lo sviluppo che in questo momento l'Italia usa male o non usa affatto.
I fondi europei.
Già, ci lamentiamo che non ci sono risorse, ma cominciamo a investire in crescita questo vero e proprio tesoro che buttiamo via ogni anno. Basta copiare gli altri paesi. Per esempio i Fondi Jeremie, sono fondi per l'accesso al credito delle Pmi, in tutta Europa funzionano. Da noi no.
I fondi Ue si sprecano anche per colpa della cattiva burocrazia.
Altro grande problema che da amministratore ho imparato ad affrontare. Se per avere un parere mi ci vuole un anno e mezzo e 28 diverse espressioni di autorità locali, è chiaro che io imprenditore non investirò mai in Italia. Spazi di azione concreta ce ne sono a bizzeffe. Non puoi continuare su un'Italia che è fondata sui capi di Gabinetto, dove fai le cose se conosci il capo di Gabinetto. Per i burocrati romani abbiamo una buona e cattiva notizia: la buona notizia è che avendo vissuto per anni dentro la Pa dalla parte dei comuni sappiamo dove andare a incidere, la cattiva – per loro – è che lo faremo. E questo vale sia per la spesa sia per le procedure amministrative.
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