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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 07:26.

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Ebbene sì, la Grecia non sta "bruciando" come raccontano falsi articoli che circolano in rete, ma anzi, grazie all'austerity, sta rialzando faticosamente la testa, mettendo i conti a posto e iniziando a recuperare la competitività perduta.

Eppure molti dei numerosi lettori che hanno letto il mio articolo sulla leggenda della Grecia in fiamme mi accusano di non essere obiettivo. Ecco perché ho deciso di tornare sulla scena del delitto mettendo in fila una serie di dati statistici incontrovertibili sull'andamento del Paese e della sua economia.

Partiamo da una curiosità, che però può servire a far capire come lo stile di vita dei greci sia radicalmente cambiato a partire dall'inizio della grande crisi: nel 2012 è stata venduta una sola Ferrari nuova, che si somma a una "rossa" del cavallino rampante venduta come usato. Un bilancio misero, decisamente in contrasto con le 21 Ferrari nuove e le 37 usate vendute nel 2007, anno che ha preceduto l'inizio della recessione greca.

Detto questo, ecco la vera realtà della Grecia in crisi, così come è fotografata dai dati più recenti.

ATENE IMPARA A VIVERE SECONDO I PROPRI MEZZI
Il deficit delle partite correnti della Grecia si è ridotto nel 2012 al suo livello più basso da quando il paese mediterraneo è entrato nell'euro, prova evidente che l'economia sta rispondendo alle severe misure di austerità varate dal Governo di George Papandreou, prima, del tecnico Lucas Papademos poi e dell'attuale coalizione guidata da Antonis Samaras.

Il deficit è calato del 73% nel 2012 a 5,58 miliardi di euro (il più basso dal 1999), pari al 2,9% del Pil. Nel 2011 era il 9,9% del Pil, pari a 20,6 miliardi di euro. Un calo aiutato dalle importazioni in discesa (anche perché, certo, i consumi sono fortemente calati) e dalla riduzione dei tassi di interesse sul debito dopo il taglio di 100 miliardi di euro del debito sovrano, il maggiore mai fatto nei tempi moderni.

Il saldo delle partite correnti è una misura fondamentale per verificare la competitività dell'economia di una nazione. In sintesi questo dato significa che la Grecia oggi sta imparando a vivere secondo i propri mezzi. Ecco perché questo è un segnale positivo.

BILANCIO VERSO IL PAREGGIO
Quando il premier socialista George Papandreou andò al potere sostituendo il governo conservatore di Costas Karamanlis a novembre del 2008, scoprì che il disavanzo non era del 3,8% ma in realtà una percentuale record del 14,7 del Pil. I conti palesemente truccati di Atene fecero esplodere i tassi di interesse e, conseguentemente, la crisi del debito sovrano di Eurolandia. Oggi la Troika (Ue, Bce e Fondo monetario internazionale) stima che il deficit pubblico possa essere pari a zero nel 2014, al netto del pagamento dei tassi di interesse.

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