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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2013 alle ore 10:04.

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Lega possibilista sull'ingresso in maggioranza
Tra gli obiettivi di Letta, anche l'allargamento della maggioranza alla Lega, che ha promesso una decisione per domenica o al più tardi al momento della discorso di insediamento, che secondo tutti gli osservatori potrebbe tenersi già lunedì, preceduto, tra oggi e domani, dallo scioglimento della riserrva di Letta ed il giuramento del nuovo Esecutivo nelle mani del capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Se il discorso di Enrico Letta ci convincerà potremmo anche votargli la fiducia», conferma oggi il segretario della Lega, Roberto Maroni in un'intervista al Corriere della Sera. «Per una nostra apertura di credito al governo Letta - spiega - sono necessarie due condizioni tutt'altro che irrilevanti». Innanzitutto, no a «certi nomi per noi indigeribili« come Giuliano Amato e Mario Monti. E poi, continua Maroni, dipende dai contenuti del discorso del premier incaricato e «dagli impegni che si prenderà nei confronti del Nord».

Berlusconi a Fox News: in futuro non tornerò a fare il premier
Ad accompagnare la marcia di avvicinamento di Letta al nuovo governo, anche la notizia che Silvio Berlusconi non intende, in futuro, tornare a fare il presidente del Consiglio. Ad annunciarlo è stato lo stesso ex premier in una intervista trasmessa oggi dalla Fox New e rilasciata a Dallas, dove era giovedì per la cerimonia di inaugurazione della biblioteca-museo dedicata a George W. Bush. «Dopo che avevo deciso di lasciare la politica, sono stato chiamato a dare suggerimenti e proposte per un programma per rilanciare l'economia - ha detto Berlusconi -. E ora, con questo nuovo governo che viene formato anche con la sinistra, questo programma è sul tavolo e dovremmo tentare di usarlo, con urgenza». Quando l'intervistatore gli ha chiesto se vorrebbe mai essere di nuovo primo ministro, ha risposto: «No, no, sono stato premier per nove anni e quando non lo sono stato ero il leader dell'opposizione».

Monsignor Toso: serve riconciliazione e progetto condiviso
A sottolineare il clima che negli ultimi giorni conferma la possibile convergenza verso un governo di larghe intese le parole pronunciate quetsta mattina da monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace in un'intervista alla Radio Vaticana. In Italia, ha spiegato in questo momento c'è bisogno di «riconciliazione» e di «un progetto Paese condiviso». «I governanti - ha sottolineato poi Toso - non devono essere separati dalla gente, devono mettersi in maniera decisa al servizio del bene comune». Toso ha anche messo in guardia dal mettere in crisi il processo di riconciliazione di cui ha bisogno l'Italia «avallando la serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità rispetto al diffondersi della corruzione, alla riforma delle istituzioni e al rinnovamento della politica e dei partiti a cui ha fatto riferimento il presidente Napolitano nel suo discorso di insediamento».

Lo sfogo di Grillo: un quarto degli elettori forza extraparlamentare
«Piu' di otto milioni di italiani che hanno dato il loro voto al MoVimento 5 Stelle sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come dei poveri coglioni di passaggio. Nè piu' e nè meno dei 350.000 che firmarono per la legge popolare Parlamento Pulito che non è mai stata discussa in Parlamento dal 2007 e dopo due legislature è decaduta. Il M5S non puo' governare, ma neppure avere i diritti minimi di chi fa opposizione». Inizia così l'ultimo sfogo del leader M5S, Beppe Grillo, che puibblica sul suo blog una dura condanna per le trattive in corso tra d e Pdl che mettono nell'angolo in movimento dei grillini e i suoi elettori. «Dopo l'osceno colloquio notturno a tre, in cui due persone, Berlusconi e Bersani, hanno deciso tutto, governo, presidenze della Repubblica, programma, al cospetto dell'insigne presenza di Napolitano, il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai. Andranno all'opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori è di fatto una forza extra parlamentare», sottolinea il leader del M5S.

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