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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2014 alle ore 19:30.
L'ultima modifica è del 03 marzo 2014 alle ore 20:56.

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D'altronde la «aggressione russa», ha rincarato la dose, non sarebbe mai stata possibile se Kiev fosse già stata parte integrante della Nato, il processo di adesione alla quale lei stessa aveva intrapreso nel 2008, quando guidava il governo di Kiev, ma che due anni dopo sarebbe stato interrotto dal filo-russo Viktor Yanukovich, divenuto nel frattempo presidente.

Il comunicato della Nato
In nottata era arrivato un comunicato della Nato che ribadisce la sua posizione: l'intervento militare russo in Ucraina sarebbe una «violazione del diritto internazionale» in contrasto con i principi del Consiglio Nato-Russia e del partenariato per la pace. Il Consiglio del Nord Atlantico invita la Russia a «rispettare i suoi obblighi sotto la carta delle Nazioni Unite e lo spirito e i principi dell'Osce». Il Consiglio, che condanna l'escalation militare della Federazione russa in Crimea ed esprime grave preoccupazione per l'autorizzazione dal Parlamento russo a utilizzare le forze armate sul territorio dell'Ucraina, ha inoltre confermato che l'Ucraina è «un partner prezioso per la Nato» e «membro fondatore del partenariato per la pace». «Gli alleati della Nato» è stato aggiunto nel comunicato, «continueranno a sostenere la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale dell'Ucraina e il diritto del popolo ucraino a determinare il proprio futuro, senza interferenze esterne».

La preoccupazione della Gran Bretagna
Londra è molto preoccupata dalla possibilità che il Cremlino invii truppe ancora più all'interno dell'Ucraina, dopo aver di fatto occupato la Crimea. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri britannico, William Hague, definendo la situazione nel Paese orientale la più grave crisi in Europa del 21esimo secolo. «Ovviamente siamo molto preoccupati per il possibile ulteriore spostamento da parte della Russia in altre parti dell'Ucraina ma questo non significa che la posizione in Crimea sia stabile» dice Hague, ricordando che Mosca ha il diritto di avere truppe nella regione, ma il Cremlino deve ordinarne il rientro nelle basi. Si tratta di «una situazione tesa e pericolosa prodotta dall'intervento russo».

Gli Stati Uniti hanno annunciato oggi la richiesta di un invio "immediato" di osservatori dell'Osce, l'annuncio è giunto in una riunione speciale dell'Organizzazione per la cooperazione e le sicurezza in Europa. L'ambasciatore Usa Daniel Baer ha chiesto che la missione cerchi di "assicurare la protezione dei diritti delle minoranze" e "di vegliare sul rispetto dell'integrità territoriale".

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