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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 07:27.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2014 alle ore 10:40.
Mettiamoci comodi perché il Mondiale 2014, appena cominciato, è già infarcito di tutte le polemiche e i luoghi comuni possibili e immaginabili. Sono trascorsi solo 94' e il partito dei disfattisti/complottisti ha già rovesciato fango e negatività sulla competizione brasiliana. Suvvia, godetevelo un po' questo mondiale che abbiamo aspettato con curiosità. È vero, il rigore concesso al Brasile nella gara inaugurale contro la Croazia non c'era.
Sgombriamo il campo da ogni dubbio. Ma forse sarebbe più saggio chiedersi perché invece di scegliere gli arbitri più quotati e preparati del mondo si debba regalare una vetrina così prestigiosa a direttori di gara di nazionalità che, con tutto il rispetto, non hanno grande tradizione calcistica e men che meno di fischietti. Pensare subito alla malafede o a chissà quali disegni preordinati pare onestamente un po' eccessivo.
E state tranquilli, di errori ne vedremo tanti, anche più clamorosi di questo. Intanto in questo mondiale brilla già il nome di Neymar, che spicca in una squadra che, nonostante il 3-1 sulla Croazia, sembra partita col freno a mano tirato. Gestire la pressione e le aspettative del popolo verdeoro non è come dirlo. Partita strana, quella inaugurale a San Paolo, con una Croazia decisa a rifiutare il ruolo di vittima sacrificale, prima clamorosamente in vantaggio, poi raggiunta dal rigore incriminato con l'arbitro Nishimura che si fa infinocchiare dal tuffo dello scaltro Fred appena sfiorato da Lovren ,e infine costretta alla resa non appena il Brasile ha trovato gli spazi per affondare la lama.
Neymar, dicevamo. È lui a trovare il pareggio e poi a trasformare il rigore con la sua rincorsa da cartone animato rischiando di vederselo parare da Pletikosa. È lui a restituire il sorriso ai tifosi verdeoro. Infine, a ridimensionare la frustrazione croata ci pensa Oscar. Una sconfitta di misura sarebbe risultata davvero indigesta per i biancorossi dopo il buon avvio. Quello del Brasile è invece un pessimo avvio. L'incubo più ricorrente per un giocatore che partecipa a un mondiale probabilmente è quello che stanotte avrà torturato Marcelo, che esordisce con un'autorete che gela lo stadio, a eccezione della limitata zona degli spalti destinata ai sostenitori croati: un cross di Olic sul quale Jelavic non era riuscito a intervenire e che il difensore del Real Madrid pensa bene di correggere nella rete di Julio Cesar. Da qui, una fase di smarrimento che incoraggia la formazione del giovane Nico Kovac: il pallino è in mano ai croati e in particolar modo alle giocate di Modric e all'intraprendenza di giocatori come Olic e Perisic.
Il nervosismo dei padroni di casa è palpabile. Neymar rischia grosso per una gomitata rifilata a Modric ma, graziato, mette i brividi a Pletikosa con un'iniziativa personale. Il portiere è bravo nella prima occasione, poi capitola al 29' quando l'attaccante del Barcellona scocca un rasoterra da fuori area che si deposita nell'angolino. Passata la grande paura, il Brasile si muove con maggior scioltezza, soprattutto quando Scolari si decide a liberarsi della zavorra di Hulk che esce poco dopo Paulinho per lasciare spazio a Hernanes e Bernard. Il rigore rende tutto ovviamente più facile e a quel punto la Croazia non si rassegna, prova a riproporsi in avanti lasciando inevitabile spazio alle scorribande avversarie con Oscar che esce – tanto - alla distanza e firma il punto del definitivo 3-1 che arriva nel recupero . E così la Croazia esce immeritatamente a mani vuote dall' Itaquerao.
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