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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 10:03.
L'ultima modifica è del 09 luglio 2014 alle ore 14:13.

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Finalmente la vergogna del 1950 è stata cancellata, purtroppo per il Brasile non con una vittoria, ma con una vergogna ancora più grande. Perchè se perdere una finale 2-1 in casa è una tragedia essere eliminati prima di arrivarci, alla finale, e per di più con un 7-1 che non ha riscontri nella storia della Nazionale verdeoro, è una macchia destinata a restare indelebile nella storia del calcio. La finale persa con l'Uruguay era un peso tutto brasiliano; il punteggio tennistico subito dalla Germania sarà, per tutto il mondo, l'unico modo con cui verrà ricordato il mondiale del 2014. Per sempre, incancellabile, per quante vittorie possano arrivare in futuro.

Le reazioni sono quelle che ci si potevano attendere dopo una sconfitta che per l'intero Paese organizzatore è una vera e propria disfatta, una tragedia: le tensioni sociali che il Mondiale aveva solo sopito si risvegliano in modo violento, i vandali scorrazzano per il Paese compiendo distruggendo e rapinando negozi. A San Paolo, una ventina di pullman dell'azienda privata Vip sono stati incendiati all'interno di un garage. Incidenti e arresti si sono susseguiti a Rio, San Paolo, Belo Horizonte.

La presidente brasiliana, Dilma Roussef, ha affidato a twitter il suo commento: «Brasile rialzati, togliti di dosso la polvere e torna in alto». Non sarà facile, perchè tutti attendevano come scontato «o' triumpho». Non sarà facile, perchè i problemi del Paese non potranno essere medicati da una vittoria ma saranno ingigantiti dal dramma, dalle lacrime, dalla violenza che ha seguito la più incredibile sconfitta che l'intera storia del calcio ricordi.

Semplicemente non c'è paragone: davanti al 7-1 di ieri sera tutto impallidisce. Il 4-0 subito dall'Italia nella finale dell'Europeo 2012 sembra una passeggiata di salute, il 5-1 subito dalla Spagna campione in carica contro l'Olanda nel girone iniziale assume i contorni di un evento occasionale ma tutto sommato accettabile. Perfino il 2-1 del Maracanazo del 1950 viene ridimensionato: i giocatori dimenticati potranno finalmente essere ricordati come quelli che, tutto sommato, in finale ci sono arrivati e hanno perso solo sul filo di lana.

La squadra da dimenticare è da ieri sera quella di Scolari, che si è preso da bravo padre-comandante tutte le responsabilità: «Abbiamo cercato di inseguire il nostro sogno e non ci siamo riusciti. Chiedo scusa a tutto il popolo brasiliano. Continueremo a lavorare per cercare di raggiungere il terzo posto. Grazie al nostro pubblico che comunque ci ha sostenuto. Chi è il responsabile di tutto ciò? Io, di tutto. Le responsabilità sono condivise ma la scelta dei giocatori, della tattica e del modulo di gioco è mia. Io sono il responsabile».

Cosa è successo? Un episodio, un tragico e incredibile episodio come quelli che ogni tanto nello sport accadono, e non sai spiegarti il perchè. Un episodio che ha causato la prima sconfitta casalinga dei brasiliani dal 1975: quasi quarant'anni senza perdere e poi, il crollo. Appigliarsi all'assenza di Neymar e di Thiago Silva sarebbe un errore: anche se mancano i due giocatori più forti una Nazionale come quella brasiliana non perde per 7-1. La rigiocassero mille volte non finirebbe mai più 7-1, mai più, nemmeno una volta. Semplicemente ieri sera il Brasile non è entrato in campo. Non ha giocato. Non è mai riuscito a opporsi davvero a una Germania che per trenta minuti del primo tempo ha umiliato gli avversari oltre ogni possibilità ragionevole. Palleggio, passaggio, gol. Palleggio, passaggio, gol. Come quando i professionisti si allenano con le squadre dei ragazzi e decidono, senza pietà, di non far vedere il pallone fino a quando finisce in porta.

Non è stata una partita, e infatti della partita tra qualche giorno non ricorderemo nulla: ci saremo dimenticati il nome dei marcatori tedeschi, ci saremo dimenticati le azioni, ci saremo dimenticati l'immobilità e l'impotenza della difesa brasiliana. Resterà per sempre il risultato, l'immagine di Maradona che alza le mani indicando in modo spietato il numero 7, il pianto dei bambini che sulle tribune aspettavano un trionfo e hanno vissuto un dolore che si porteranno dietro per tutta la vita.

Resterà la tragedia di un Paese che tra i tanti record sportivi da oggi annovera anche quello di essere l'unico ad aver perso non uno, come Italia e Germania, ma due mondiali in casa. Il Brasile non è la terra del Brasile, che alza la Coppa ovunque ma non riesce mai a farlo in casa propria.

In finale ci va la Germania, per l'ottava volta nella storia. I tedeschi ci arrivano più spesso di tutti, ma hanno anche la straordinaria tendenza a perdere proprio all'ultimo atto. La semifinale tra Argentina o Olanda ci dirà quale avversario si troveranno davanti: tutto il Brasile seguirà la partita con l'animo devastato e trepidante. Dovesse vincere l'Argentina si concretizzerebbe la possibilità di un nuovo incubo: vedere Messi che alza la Coppa del Mondo al posto di Neymar. E sarebbe di nuovo tragedia.

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