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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 11:16.
L'ultima modifica è del 09 luglio 2014 alle ore 17:21.

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Il campione dell'infilata in corsa, formidabile nell'uno contro uno e nelle traversate senza fine che si trasformano spesso in delizie da tabellone, contro la meraviglia fatta calciatore, straordinaria esibizione di talento e di intuizione che sfiora la perfezione nelle movenze e nei sospiri: nobile perché solida nelle promesse e nei contenuti. Arjen Robben e Lionel Messi, due tra i capolavori più riusciti del pallone contemporaneo, si ritroveranno stasera sul prato dell'Arena Corinthians di San Paolo per rispondere con i piedi ma soprattutto con la testa alla grandinata di gol recapitata ieri sera dalla Germania a un Brasile mai così piccolo e fragile.

L'intenzione va a braccetto con l'orgoglio. Olanda e Argentina non vogliono apparecchiare la tavola al trionfo tedesco e si muoveranno di conseguenza, mostrando e dimostrando a se stesse prima che a Mueller e soci che nulla è ancora scritto e tutto può ancora succedere. E' il giorno della speranza che lavora ai fianchi il destino per trasformarsi in convinzione e sostanza. E' il giorno della sfida tra due assi che ora, più che mai, possono consegnare al loro Paese un brivido lungo e bellissimo.

Con l'uscita di scena di Neymar, cerotto e benda di una nazionale, quella brasiliana, zoppicante e incerta sin dalle battute iniziali del torneo, spetta a Robben e Messi il compito di regalare alla platea di appassionati uno spettacolo colmo di grazia e di magia. Per entrambi, è stata fin qui una passerella carica di significati positivi. L'olandese volante ha messo il turbo a una squadra che al servizio dell'incantatore di serpenti Van Gaal è diventata agile, determinata e cinica. Robben ha dato lezioni di samba alla Spagna dei miracoli, segnando due gol da applausi e graffiando sulla fascia come solo lui sa fare. Negli occhi il sogno di una carriera, nel cuore la rivalsa contro il Real Madrid di Carlo Ancelotti che aveva soffiato la Champions al suo Bayern Monaco con il piglio del killer.

Contro l'Australia ha macinato delizie dal primo all'ultimo minuto, firmando la rete che ha aperto la gara. Poi, è stato il turno del Cile, piegato dalle sue sgroppate senza sosta e battuto nella sua riserva di caccia, la velocità intelligente. Negli ottavi, lo sgambetto al Messico è valso tre scivoloni e un rigore e mezzo. Nei quarti, l'assalto a Forte Apache con la bandiera della Costa Rica si è trasformato in un confronto all'ok corral con la paura. Robben c'era anche lì e dettava legge. Il campione che ha attraversato turbolenze da perdere la testa è tornato fenomeno sotto la direzione di Pep Guardiola e in Brasile ha deciso di accompagnare per mano l'Olanda alla sua seconda finale consecutiva. Il caso non esiste quando si parla di emozioni.

Come prima, più di prima, t'amerò. Lionel "sua maestà" Messi, non aveva bisogno del Mondiale in salsa brasiliano per dare conto dei suoi prodigi. Perché quando pensi al Barcellona superstar degli ultimi anni non puoi fare a meno di raccontare e ricordare le strepitose invenzioni dell'erede al trono di Argentina costruite mattone su mattone per ispirazione e incoraggiamento dell'imperatore Maradona. Messi e il Barcellona, storie di battaglie e trionfi, gloria e acclamazione. Tra scudetti, Champions e Palloni d'oro. Tuttavia, lo stesso ritratto non poteva essere fatto fino a un paio di settimane fa sotto le mura dell'Albiceleste. Perché in nazionale la Pulce aveva raccolto applausi, non ovazioni. Bello, ma non bellissimo. Bravo, di più, bravissimo, ma mai davvero determinante, trascinatore, leader.

Poi, il Brasile. Ed è subito incanto. Se l'Argentina, selezione tutt'altro che irresistibile e arrembante per questione di uomini e scelte di campo, si affaccia agli ottavi di finale con in tasca il primo posto nel girone il merito è quasi esclusivamente di Leo l'inarrestabile, che risolve con guizzi da cineteca le pratiche Bosnia, Iran e Nigeria. Messi e tutto il resto. Il c.t. Sabella si aggrappa alla sua stella e fa un passo indietro, rischiando di crollare a terra dall'entusiasmo. Nella prima sfida da dentro o fuori, la conferma che tutto torna. Messi mette nell'angolo la Svizzera e la colpisce con giocate da antologia. Come l'imbeccata che si traduce in gol a Di Maria, l'altro grandissimo protagonista della marcia verso Rio de Janeiro che questa sera salterà la sfida con l'Olanda causa infortunio. La mezza pausa nei quarti contro il Belgio è la quiete prima della tempesta. Messi ha l'occasione ghiottissima di portare l'Argentina sul tetto del mondo. Non la sprecherà senza aver dato fondo a tutte le sue riserve di energia e di classe.
Twitter: @dario_pelizzari

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