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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 07:27.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 17:54.

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Il portiere dell'Argentina Sergio Romero, protagonista - con due rigori parati - nella semifinale contro l'Olanda (AFP Photo)Il portiere dell'Argentina Sergio Romero, protagonista - con due rigori parati - nella semifinale contro l'Olanda (AFP Photo)

Poca Olanda, Poca argentina, poco Messi, poche emozioni. Olanda-Argentina è il trionfo delle difese. E' quella che Gianni Brera avrebbe definito ‘perfetta'. 0-0 ai tempi regolamentari, 0-0 ai supplementari. Un'occasione per parte, al 70' quella di Robben e al 115' quella di Palacio. Più un bell'assist di Messi, unico acuto della Pulce, per Rodriguez che spreca. E' tutta qui la seconda semifinale che si sblocca solo ai rigori, e regala all'Argentina la finale in un paese che preferirebbe una pestilenza piuttosto che un trionfo albiceleste.

Niente a che fare con la gara che 24 ore prima ha spedito la Germania dritta al Maracanà e il Brasile dritto all'inferno. In estrema sintesi l'Argentina è tutto fuorché devastante. In linea con il resto del suo mondiale in effetti. Con un unico merito, quello di non aver mai concesso agli arancioni di ripartire. Quanto all'Olanda, troppo impegnata a chiudersi a riccio per preoccuparsi di rifornire Robben e Van Persie che non hanno visto neanche le briciole. E così, a decidere la semifinale, sono i miracoli dell'uomo che non ti aspetti, il portiere Romero, che neutralizza due rigori di Vlaar e Sneijder , mettendo fine a una delle partite più brutte viste in Brasile dall'inizio del torneo. Condizionata più dalla paura che dalla pioggia battente che non ha mai smesso di cadere a San Paolo, la tanto attesa semifinale si trascina sui gomiti.

Più Argentina che Olanda ma a spiccare nel grigiore è più il lavoro oscuro di un monumentale Mascherano che il talento di Messi. Chissà che non lo abbia tenuto in ghiaccio per il gran finale. Ce lo auguriamo per Sabella visto che, diversamente, potrebbe esserci poca storia con una Germania decisamente più forte in ogni reparto. L'Olanda pensa soprattutto a difendersi e lo fa che è una meraviglia. Spiacca il lavoro di De Vrij, e quello di Vlaar, che però poi si presenta spompato sul dischetto. Davanti il nulla. Van Persie è un fantasma che si aggira smarrito e inoperoso per il campo e Robben con lui.

Dietro si marca a uomo, in tutte le zone del campo con De Jong deputato a ingabbiare Messi, che si vede per la prima volta dopo un quarto d'ora di gioco, su calcio da fermo dal limite, quando De Vlaar, imbeccato da Higuain, stende Perez . Cillessen c'è. Van Gaal a inizio ripresa sostituisce il già ammonito Martins Indi con Janmaat. L'Olanda sembra più brillante ma la gara si accende solo a sprazzi e a fatica. Altro cambio: fuori De Jong e dentro il giovane Clasie mentre Sabella gioca la carta Palacio e Aguero per Perez e Higuain. E' un gioco delle tre carte che non cambia la sostanza e si va ai supplementari ma quando il tempo stringe fanno quasi meno paura i rigori e così nessuna delle due squadre si sbilancia troppo.

Il solo Robben sembra crederci un po' di più ma quando Van Gaal inserisce Huntelaar e si ibera del peso morto di Van Persie, Sabella ha pronta la contromossa: Maxi Rodriguez per Lavezzi. E' sulla testa di Palacio la chance per chiudere i giochi ma Cillessen anche stavolta fa il suo dovere ma stavolta, a cambi esauriti, il portiere olandese non può cedere il posto a Krul e si fa infilare in sequenza da Messi, Garay, Aguero e Maxi Rodriguez. Olanda, eterna incompiuta e argentina a un passo dal sogno.

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