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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 11:34.

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Va in scena il primo grande consolidamento del WiMax, che così può contare su una nuova spinta per soddisfare l'aspettativa finora delusa: dare all'Italia una buona copertura di banda larga wireless, contro il digitale divide e in alternativa all'Adsl. Retelit S.p.a. ha infatti stabilito ieri di affittare a Linkem i proprio ramo d'azienda che si occupa di WiMax. Retelit, attraverso la controllata e-via, si focalizzerà così sulla fornitura di servizi in fibra ottica e di infrastrutture da supporto dei servizi di Linkem, che a sua volta è un operatore WiMax.

E' un contratto di 12 anni, parte da giugno, con un canone di 5,5 milioni di euro nei primi tre anni e, in quelli successivi, di 2,3 milioni di euro/anno. "Al ramo è stato riconosciuto un valore di 33 milioni di euro che valorizza pienamente gli investimenti ad oggi realizzati; in un primo periodo il Gruppo Retelit potrà esercitare l'opzione di vendita del ramo mentre successivamente Linkem potrà esercitare l'opzione di acquisto", comunica Retelit, che ha una rete in fibra ottica da 7,5 mila chilometri nel Nord Italia.

Dopo aver ottenuto la licenza per le frequenze 3,4-3,6 GHz, vi ha costruito una rete WiMax con servizi all'ingrosso, adottati da provider che ora vendono offerte all'utente finale (in una 20ina di province del Nord). Tutto questo adesso finisce sotto il controllo di Linkem, che nelle scorse settimane aveva messo a segno un altro accordo strategico: ha sottratto al concorrente Aria l'alleanza con Telecom Italia. Linkem cioè è subentrato ad Aria nel diritto di utilizzo delle frequenze WiMax vinte da Telecom Italia. Linkem sta già costruendo una rete, con le proprie frequenze e quelle di Telecom, che poi comunque può sfruttarla offrire i servizi WiMax all'utente finale. Telecom a febbraio ha potuto lanciare così Internet Flat 7 Mega, la propria prima offerta WiMax residenziale, nelle zone non raggiunte da Adsl, a 30 euro al mese più 150 euro di attivazione.

Tutto questo turbinio di accordi si spiega con facilità: il settore si sta riorganizzando per trovare un nuovo equilibrio (come anticipato) e così uscire dalla stagnazione in cui era precipitato. La nuova fase ha senza dubbio come protagonista Linkem, alla luce degli ultimi accordi. E' successo di tutto, a questo settore, negli ultimi mesi. Aria, l'operatore che più ha investito in licenze (48 milioni di euro), ha avuto un terremoto societario (ora il nuovo amministratore delegato è Riccardo Ruggiero, ex ad di Telecom Italia) e così non ha potuto rispettare il contratto con Telecom. Aria ha rallentato molto i propri piani di copertura (ora è in Umbria e in pochi comuni tra Lombardia, Puglia, Veneto).

Cambi anche per Retelit, con l'arrivo di Libyan Post Telecommunication come primo azionista (15 per cento di quota), che fa capo a uno dei figli di Gheddafi. Né Retelit né Aria sono riusciti a soddisfare gli obblighi di copertura minima, già scaduti, imposti dal bando ministeriale dell'asta per le frequenze. In teoria adesso scatterebbe per loro la perdita della licenza, ma è ormai certo che il Ministero allo Sviluppo Economico prorogherà gli obblighi. Anche questa proroga può essere vista come una seconda opportunità per il WiMax. Oltre agli imprevisti delle singole aziende, del resto, su questa tecnologia è gravata la congiuntura economica globale, che ha ristretto l'accesso al credito bancario necessario per costruire le reti. Ottimista però Linkem, che ora copre circa 700 comuni, con 30 mila abbonati. Ha un piano di raddoppio delle antenne installate (dalle attuali 500 a mille nel 2012). Vi investirà circa 100 milioni di euro. Ad oggi Linkem copre aree sparse tra tutte le regioni italiane eccetto Valle d'Aosta, Marche, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Oltre a questi nomi, nell'avventura WiMax italiana c'è poco altro: Mandarin opera in Sicilia, con un piano di espansione per coprire 2,5 milioni di abitanti nel 2011 (adesso un milione). Wavemax ha avviato solo di recente i servizi nelle Marche. Assomax copre qualche comune in Friuli. Ma sono ben più numerosi i vincitori dell'asta . Probabilmente alcuni di loro faranno accordi per consentire agli operatori ancora interessati a questa tecnologia di utilizzare anche le loro frequenze.

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