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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2011 alle ore 11:42.

"È mobile revolution!". Si sbilanciano di brutto i ricercatori di School of Management del Politecnico di Milano che stamattina hanno presentato il rapporto sul mercato italiano del Mobile Internet, Content & Apps sviluppato in collaborazione con l'ICT Institute e il MEF (Mobile Entertainment Forum).
Tanto entusiasmo nasce dai numeri (più 7% nel 2010, in piena crisi economica), ma anche dalla dinamica di tre elementi dai differenti andamenti: il forte aumento del mobile internet, cioè la connettività (a pagamento) da cellulare e smartphone; l'ulteriore diminuzione dei mobile content & apps a pagamento; la buona crescita della raccolta pubblicitaria sui dispositivi mobili. Considerate le tre variabili, i conti sono presto fatti: il volume d'affari del mobile internet arriva al 48% (contro il 32% di due anni fa), e, sta qui la vera novità, va quasi a pareggiare il peso dei contenuti mobili a pagamento, che segnano un declinante 49% (nel 2008, era il 65%).
Un circolo virtuoso, secondo i ricercatori della School, che delinea, appunto, i tratti di una vera e propria rivoluzione: il mezzo offre geo-localizzazione, ubiquità, immediatezza d'uso, socialità, interattività; influenzerà non poco gli stili di vita dei consumatori, ma anche imprese e pubbliche amministrazioni, che potranno gestire al meglio la relazione con i propri clienti/utenti. Se poi ci mettiamo che l'Italia è tra i paesi al mondo dove si vendono più terminali, il quadro è completo. In termini di valore, l'internet mobile nel 2010 registra una crescita del 27%, pari a 538 milioni di euro. Crescono (+43%) i ricavi derivante dalle tariffe flat, che a questo punto rappresentano il 38% del mercato complessivo.
E cresce il numero di navigatori in mobilità, gente che naviga in media 30 minuti al giorno, utenti avanzati, e quindi molto esigenti, per cui nessuna sorpresa se la metà di loro lamenta i consumi eccessivi di batteria e i costi elevati del servizio. Come accennato, c'è il segno meno del mercato dei mobile content & apps a pagamento, anche se va meno peggio rispetto al passato: -9% nel 2010 contro -20% nel 2009. Detto in soldoni, 200 milioni di euro in meno rispetto a 2 anni fa. La discesa frena anche nei primi mesi del 2011, cosa che fa sperare in un ritorno alla crescita nel prossimo biennio. Le cose non vanno tanto bene per la continua contrazione dei ricavi derivanti dai contenuti più tradizionali (loghi e suonerie, giochi java, sms informativi, dati via sms, voto televisivo,..) basati sui canali telco, e la crescita dei contenuti erogati tramite i nuovi canali del mobile internet e degli application store: +113%, a cui non corrisponde un valore assoluto altrettanto eclatante, trattandosi di poche decine di milioni di euro.
Tra i nuovi contenuti, crescono notevolmente i giochi regolamentati con vincite in denaro, soprattutto le scommesse sportive, ma sono le applicazioni a fare la parte del leone, come quelle che erogano contenuti editoriali. Nonostante il grande fermento, la crescita di questi nuovi contenuti si mantiene al di sotto delle aspettative, ma è solo questione di tempo. Come rilevano quelli della School of Management, le sperimentazioni in atto in termini di contenuti e modelli di business innovativi che puntano su nuovi format pubblicitari e su nuove forme di ricavo premium, mettono in luce un crogiuolo di laboratori, che condizionerà pesantemente l'evoluzione anche degli altri ambiti digitali.
Fenomeno i cui prodomi sono già visibili: il successo dell'iPad e la rapida diffusione dei tablet, l'introduzione del paradigma delle apps anche nel mondo dei Pc e in quello delle televisioni non sono forse fenomeni evidenti di come il mobile stia contaminando il mondo dell'Internet tradizionale e delle Tv digitali? A questo punto, la domanda è lecita: in tutto questo, che fine farà il web? C'è addirittura chi lo dà per morto e sepolto. Niente di tutto questo, assicurano (tranquillizzano?) i ricercatori della School: è semplicemente in atto una battaglia tra due diversi modi e mondi Internet: quello "nuovo" application-centrico, e quello "vecchio" browser-centrico. Il web vive una seconda vita con l'Html5, che consente di superare molti limiti del browsing tradizionale, migliorando le opportunità per gli sviluppatori e avvicinando la user experience delle applicazioni (non a caso si chiamano web-apps), pur non riuscendo a garantire tutti i vantaggi delle applicazioni native per lo specifico sistema operativo. La battaglia è solo agli inizi, chi navigherà vedrà.
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