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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 09:38.

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Facebook sotto scacco sulla privacyFacebook sotto scacco sulla privacy

Chi ha Facebook farebbe bene a cambiare la sua password immediatamente. La società di sicurezza informatica Symantec Corp ha scoperto infatti che per anni il social network ha involontariamente dato alle società di e-commerce l'accesso a tutti i dati personali degli abbonati, incluso il profilo, i messaggi, le foto e persino i profili degli amici. Facebook ha dichiarato di avere preso le misure necessarie per correggere il problema.

La plateale invasione della privacy è iniziata nel 2007, da quando Facebook ha consentito agli abbonati di accedere ad applicazioni gestite da terzi (giochi, shopping, siti di informazione) dal proprio sito. Inconsapevolmente Facebook ha condiviso con queste società terze i cosiddetti «token», le chiavi per accedere al profilo degli abbonati. Secondo le stime di Symantec, circa 100mila applicazioni hanno distribuito in giro tokens per quattro anni, anche se non tutte le società terze si sono rese conto di avere in mano la chiave per aprire la cassaforte di preziose informazioni contenute nelle pagine dei 600 milioni di abbonati a Facebook.

Al termine di un'indagine interna, Facebook ha concluso che le informazioni personali degli abbonati non sono state usate impropriamente da società terze. Queste società, ha aggiunto, sono obbligate contrattualmente a non farlo.
Ma la scoperta di Symantec lascia aperti molti dubbi su come Facebook, e molte altre aziende Internet, proteggano la privacy dei propri abbonati. L'allarme suonato da molte società di sicurezza informatica e da privati cittadini sulla questione della privacy ha convinto il Senato Usa ad indire un'intera audizione l'altro ieri sulle tecnologie impiegate da Apple e Google per localizzare la posizione degli abbonati ai loro telefonini.

Recenti indagini hanno verificato infatti che Apple e Google determinano costantemente la posizione geografica dei loro abbonati. Un'inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato che 47 delle 101 applicazioni più usate dagli smartphones (applicazioni sviluppate e vendute da società terze) trasmettono dati sugli spostamenti degli abbonati ad aziende che li usano a scopi pubblicitari. Il consiglio dato da Apple e Google agli abbonati è stato quello di disarmare la funzione che registra la posizione del telefonino.
La Apple è finita nel mirino delle critiche perché è possibile localizzare la posizione del telefonino anche quando questa funzione è spenta; una nuova versione del sistema operativo dovrebbe correggere questo malfunzionamento.

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