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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2011 alle ore 13:00.

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Windows Azure (Reuters)Windows Azure (Reuters)

Windows Azure, la piattaforma di cloud computing made in Redmond, è stata resa disponibile sul mercato italiano un anno fa. Dodici mesi sono un tempo sufficiente per stilare un primo bilancio sul grado di ricettività e di utilizzo di questa "tecnologia" da parte delle aziende ed è quello che ha fatto di recente Microsoft chiamando a raccolta alcuni partner che hanno adottato, a vari livelli, Azure per sviluppare e implementare applicazioni nella nuvola.

Il tema è noto e ricorre ormai in modo "obbligato" quando si parla di nuove tecnologie al servizio dell'utenza, sia in ambito aziendale che in chiave consumer: il cloud è una risorsa che rende più flessibile la gestione dei sistemi informatici e l'accesso a dati e applicazioni. E che permette di fare "saving", obiettivo sempre prioritario per i responsabili It di qualsiasi organizzazione. Il punto è però un altro: cosa hanno portato le aziende nel cloud? Come hanno gestito la migrazione? Che benefici, operativi ed economici, ne hanno ottenuto?

A quest'ultima domanda Luca Venturelli, direttore divisione Server Tools & Cloud di Microsoft Italia, ha risposto al Sole24ore.com così: "i primi immediati benefici sono nella possibilità di evitare costi per l'acquisto di server e apparati di rete, per la gestione e la maintenance dei sistemi, per la connettività a banda larga. In poche parole i costi di infrastruttura sono azzerati. Poi c'è il non trascurabile vantaggio di avere, per questi servizi, dei costi predefiniti". Assai variabile, casomai, è l'entità dei canoni che l'azienda va a sottoscrivere per beneficiare delle soluzioni nella nuvola, e questa dipende per esempio se per oggetto del servizio c'è l'erogazione in modalità "software as a service" (gestita direttamente da Microsoft) di un pacchetto applicativo come Office o dei programmi di posta elettronica e videoconferenza o se invece i servizi sono distribuiti da una società terza attraverso Azure, che risiede sempre e comunque nei data center del gigante nordamericano.

Una piattaforma che di suo, come asserisce Venturelli, può garantire "massima versatilità per sviluppare e distribuire applicazioni e servizi altamente scalabili e diversificati, spesso e volentieri vitali anche per i processi business critical dell'azienda. Ciò non significa che nel cloud si deve portare e si è portato già tutto, e il discorso vale soprattutto per le imprese piccole e medie, e che il garantire un'infrastruttura cloud adeguata sia una prerogativa di qualsiasi fornitore di servizi di hosting, perché richiederebbe loro un'adeguata allocazione di risorse fisiche". È non è una questione di modello - nuvola privata (l'azienda implementa una propria cloud interna), pubblica (i servizi che erogano Google o Amazon EC2 per capirsi) o ibrida – bensì, secondo Venturelli, di visione. Di capacità nel cogliere quella che anche Microsoft per Azure chiama "platform as a service, e cioè una piattaforma da utilizzare in "pay per use" per sviluppare soluzioni per i propri clienti o portare più velocemente le proprie soluzioni sul mercato. Anche se si è una start up.

Risparmi del 97% per erogare servizi di mobile marketing.

Prometeia, per esempio, è una società di consulenza che vende soluzioni software per il risk management e nel cloud ci si è buttata con grande slancio, tanto da essere l'unica azienda europea (su 15 nel mondo) a partecipare al programma pilota Technical Computing Azure Accelerator Program. Il tutto per offrire ai clienti nuove modalità per accedere ai propri servizi. Sfruttare le capacità operative della nuvola può essere non meno importante per chi come, Atono, azienda (nata in Svezia) opera in un segmento che innovativo dovrebbe esserlo per definizione come quello dei servizi di mobile e digital marketing. A detta del suo Chief Technology Officer, Stefano di Sandro, "la soluzione cloud (di Microsoft, ndr) ci ha permesso di evitare l'acquisizione di nuovo hardware per la nostra server farm, riducendo del 30% i costi di progettazione iniziale, mentre la stima dei risparmi complessivi per il primo anno di esercizio è pari al 97% nei confronti di un analogo servizio erogato direttamente dal nostro data center".

Il gestionale va nella nuvola per gestire i rifiuti
Gli esempi di utilizzo della cloud abbracciano anche l'informatica più classica dei pacchetti gestionali, come quelli che propone sul mercato un media software house italiana come Diamante. Per l'Ad della società veronese (tra l'altro partecipata dal Gruppo Il Sole24ore) Enzo Dalla Pria, il computing a nuvola è il mezzo "sicuramente più efficace per soddisfare le esigenze dei clienti in tempi altrimenti non possibili". E gli esempi di questa fiducia incondizionata nelle capacità del cloud non mancano, da Network24, un sistema online per gestire le relazioni e lo scambio dati (tali servizi erano erogati inizialmente tramite private cloud all'interno di data center gestiti da Diamante e oggi sono appoggiati ad Azure), a "Gestambiente". Anch'esso distribuito tramite la piattaforma cloud di Microsoft, è un pacchetto gestionale per la tracciabilità dei rifiuti pericolosi compatibile con il Sistri (Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti) e sviluppato in partnership con Confartigianato, la cui normativa entrerà in vigore dal primo giugno e coinvolgerà un elevato numero di aziende industriali ed artigianali italiane.

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